Russia, resta in carcere il reporter del Wall Street Journal accusato di spionaggio

Resterà in carcere almeno sino a gennaio 2024 il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, accusato di spionaggio ai danni della Federazione Russa

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Rimane in carcere fino a gennaio 2024 il reporter del Wall Street Journal, Evan Gershkovich. Lo ha stabilito stamani un tribunale locale russo, che ha deciso di prolungare la sua detenzione per la terza volta dallo scorso marzo – quando è stato arrestato con l’accusa di spionaggio.

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Evan Gershkovich

Evan Gershkovich: dagli esordi all’arresto in Russia

Laureato nel 2014 a Bowdain, un college di arti liberali nel Maine, Evan Gershkovich si trasferisce ben presto a New York per iniziare a lavorare nel mondo del giornalismo. E contemporaneamente lavora come cuoco presso un’agenzia di catering per pagare i debiti universitari.

È il 2016 quando viene assunto come ricercatore al New York Times. Poi l’opportunità di trasferirsi in Russia – un Paese di cui era affascinato fin da piccolo, soprattutto per il fatto che in casa si parlava solo russo – per raccontare uno dei paesi più difficili per i giornalisti.

Una volta arrivato in Russia viene immediatamente assunto dal Moscow Times, un piccolo giornale in lingua inglese all’interno del quale si formavano corrispondenti di alto profilo. Passa poi all’Agence France-Presse e successivamente, nel gennaio 2022, al Wall Street Journal.

Wall Street Journal
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Dopo solo un mese dall’assunzione la Russia dichiara guerra all’Ucraina e Gershkovich, che sino ad allora nei suoi articoli aveva raccontato argomenti “fuori dal comune” – per esempio la scomparsa dei salmoni dal fiume Amur –, si ritrova ad essere l’unico reporter americano a poter vedere i feriti della milizia russa che vengono riportati in patria.

In questo periodo inizia a visitare sempre di più la sauna di Mosca – un paese che, per il suo caos e la criminalità che vi dilagano, sembra essere ritornato al periodo cupo degli anni ’90 – ed inoltre, passa la maggior parte del suo tempo a discutere con colleghi e fonti allo scopo di raccogliere più informazioni possibili per i suoi articoli sulla guerra in corso.

Probabilmente per questo motivo, inizia ad essere seguito dagli agenti di sicurezza russi, i quali durante uno dei suoi reportage filmarono i suoi movimenti e intimarono le sue fonti di non parlare con lui. Gershkovich comincia anche a sospettare che il suo telefono fosse sotto sorveglianza. Ma l’apice si raggiunge il 29 marzo quando, dopo essersi recato a Ekaterinburg – negli Urali – per uno dei suoi consueti reportage, viene arrestato con l’accusa di spionaggio contro il governo russo.

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Evan Gershkovich in carcere dal 29 marzo

Wall Street Journal: “Un attacco sfrontato e oltraggioso alla libertà di parola”

Da quel 29 marzo Evan Gershkovich è rinchiuso nel carcere Lefortovo di Mosca in attesa di processo. L’accusa principale a suo carico è quella di spionaggio, per cui la Federazione Russa prevede fino a 20 anni di carcere. Nonostante Gershkovich e gli Stati Uniti abbiano sempre negato qualsiasi accusa, affermando che lo scopo del giornalista era semplicemente quello di raccontare la verità dei fatti, la sua detenzione è stata prolungata già 3 volte – l’ultima proprio oggi – raggiungendo attualmente i 10 mesi.

Di fronte alla decisione del tribunale, il Wall Strett Journal ha accusato Mosca di aver messo in atto un vero e proprio attacco alla libertà di stampa – un problema che sussiste in diversi Paesi, nonostante la presenza di leggi che tutelano tale diritto, ma che in Russia è ancora più presente che in altri Stati. In una nota rilasciata dal giornale si legge, in merito, “Evan è stato ingiustamente imprigionato per quasi 250 giorni, e ogni giorno è un giorno di troppo. Le accuse contro di lui sono categoricamente false e la sua continua detenzione è un attacco sfrontato e oltraggioso alla libertà di stampa, che è fondamentale per una società libera”.

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