Dopo l’udienza di oggi a Mansura, Egitto, il processo contro lo studente dell’Università di Bologna subisce un ulteriore slittamento al 27 settembre. Lo sconforto del ragazzo: «Nulla di diverso. Il tutto è durato solo 15 secondi»
L’udienza che si è tenuta oggi a Mansura, in Egitto, per il processo a Patrick Zaki si è chiusa con un nuovo rinvio. Lo studente dell’Università di Bologna è accusato di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie, propaganda per il terrorismo.
«Oggi hanno solo preso la mia carta d’identità, mi hanno fatto uscire e mi hanno detto di aspettare: sono stato là per due ore senza avere idea di cosa stesse succedendo. Poi mi hanno detto che l’udienza è stata rinviata al 27 settembre – commenta Zaki ai giornalisti fuori dal Palazzo di Giustizia – Non è successo nulla di nuovo, il tutto è durato 15 secondi. Siamo in un ciclo di rinvii. Non è accettabile, voglio tornare ai miei studi e inizio a sentirmi non libero. E ciò è del tutto inaccettabile per me. Quello a cui penso è che voglio essere a Bologna prima del prossimo settembre. Voglio riprendere i miei studi, voglio riprendere il mio lavoro e tutto il resto».
Le reazioni dell’università e del sindaco
Il rinvio a giudizio di Patrick Zaki ha avuto un forte impatto anche sulla sua città italiana, Bologna, e l’Università che lo ha ospitato per il suo corso di studi.
Il rettore dell’Alma Mater, Giovanni Molari, afferma: «Un ennesimo rinvio che ci delude e rinnova l’angoscia di Patrick e di tutti noi. Speriamo almeno che per Patrick ci sia, in attesa della definitiva liberazione, la possibilità di viaggiare e di tornare a Bologna per proseguire i suoi studi. La sua università non vede l’ora di riabbracciarlo e nel frattempo continuerà a impegnarsi perché l’attenzione nazionale e internazionale rimanga desta, a tutela di Patrick».
Anche il primo cittadino di Bologna, Matteo Lepore, mostra il suo sostegno allo studente egiziano: «Non è purtroppo l’esito che ci aspettavamo, soprattutto dopo due anni di una vicenda giudiziaria dai contorni indefiniti che ai nostri occhi appare sempre meno comprensibile. Un rinvio che fa male, soprattutto dopo aver visto e condiviso con Patrick l’entusiasmo e la voglia di riprendere presto i suoi studi in presenza qui».