Nel mezzo di una controversia che da giorni cattura l’attenzione nazionale, quasi 200 docenti dell’Istituto Comprensivo Statale Iqbal Masih a Pioltello, Milano, hanno espresso la propria indignazione attraverso una lettera aperta, per il trattamento ricevuto a seguito della decisione della scuola di chiudere il 10 aprile, ultimo giorno del Ramadan. Una scelta che ha scatenato una serie di reazioni negative e strumentalizzazioni da parte di vari esponenti della politica.
Nella lettera, pubblicata online, i docenti hanno affermato di essersi sentiti “aggrediti e maltrattati” dallo Stato, sottolineando l’assenza di protezione di fronte a un’onda di odio mediatico e sociale. Essi denunciano la dichiarazione del Ministro Valditara, secondo cui “chi aggredisce un dipendente di una scuola aggredisce lo Stato“, sottolineando l’ironia di tale affermazione nel contesto attuale dove è lo Stato stesso ad aggredire una scuola.
Non una scelta politica ma logistica
La decisione di chiudere la scuola il 10 aprile è stata difesa come una scelta “legittima” e preceduta da un consenso unanime dei docenti presenti e del Consiglio di Istituto. I professori spiegano che tale decisione è stata motivata dal contesto territoriale, sociale e culturale della scuola, situata in periferia di Milano con una significativa presenza di studenti di origine araba e pakistana. Essi sostengono che insegnare con metà degli alunni assenti non costituisce un’efficace attività didattica e che la sospensione delle lezioni in un giorno in cui la maggior parte degli studenti è assente è giustificata.
I docenti ribadiscono che la loro scelta non è politica e prendono le distanze da qualsiasi strumentalizzazione. Essi affermano di rappresentare un corpo docente diversificato con idee politiche varie, e di agire in base ai principi di uguaglianza sanciti dalla Costituzione italiana. La lettera esprime l’impegno della scuola nel creare un ambiente scolastico inclusivo e armonioso, lontano dall’annientamento o dalla sottomissione di una cultura da parte di un’altra.
Scandalo Pioltello: Tanto rumore per nulla?
Maria Rendani, vicepreside dell’Istituto Iqbal Masih, ha rivolto un appello diretto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiedendo il suo sostegno e affermando il bisogno di sentirsi difesi dallo Stato. Rendani chiarisce che la decisione di chiudere il 10 aprile non ha motivazioni ideologiche o religiose, ma è una scelta didattica fatta dieci mesi prima senza intenti politici.
A questo punto però, vi è l’impressione che lo scandalo della questione sia dato più dalla strumentalizzazione politica del contesto che non dal fatto in sé, e che l’indignazione nell’opinione pubblica sia spropositata rispetto a ciò che è effettivamente accaduto. Come affermato dalla preside, il giorno di lezione “perduto” era previsto da molti mesi, tanto che la scuola stessa si era organizzata per tempo anticipando l’inizio delle lezioni di un giorno. Pertanto risulta alquanto curioso che un evento che – indipendentemente dalla sua liceità – in definitiva non ha danneggiato nessuno, sia poi diventato così centrale nel dibattito pubblico italiano.