In via Notarbartolo a Palermo una coppia è stata trovata morta all’interno della loro stessa abitazione lo scorso sabato. Nessun segno di effrazione evidente, ferite da colpi di arma da fuoco sui due cadaveri e una delle vittime con la pistola ancora stretta in mano. Questo il quadro che i vigili del fuoco e i carabinieri si sono trovati davanti questa mattina. Non è chiaro se ci siano state segnalazioni per colpi di arma da fuoco ma sembrerebbe che a dare l’allarme sia stata la figlia della coppia, preoccupata perché non riusciva a mettersi in contatto con loro.
Sul posto, oltre al personale del 118 e ai vigili del fuoco, sono giunti i carabinieri della stazione Crispi e della compagnia carabinieri San Lorenzo, guidata dal capitano Simone Calabrò. Arrivati davanti alla porta dell’appartamento, i vigili del fuoco sono stati costretti a sfondarla, poiché i due residenti non rispondevano né ai richiami dei soccorritori né alle telefonate della figlia. Per ora l’ipotesi prevalente è quella dell’omicidio-suicidio, proprio perché la vittima di sesso femminile aveva in mano una pistola, probabilmente la stessa utilizzata per togliere la vita al marito e poi per suicidarsi. Gli inquirenti, comunque, stanno seguendo anche altre piste nella speranza di trovare presto una soluzione a questo inquietante caso.
Palermo, troppi colpi di pistola per un omicidio-suicidio
Dopo giorni intensi di indagini, gli inquirenti che stanno lavorando al caso della morte della coppia si sono trovati davanti a non poche difficoltà. Quello che inizialmente sembrava un omicidio-suicidio potrebbe in realtà rivelarsi qualcosa di molto diverso. Inizialmente, guardando la scena del crimine, gli investigatori avevano ipotizzato che la donna, ritrovata con la sua pistola di ordinanza in mano, avesse prima sparato al marito per poi rivolgere l’arma contro se stessa per togliersi la vita.
Ciò che non convince gli inquirenti, però, sono le due ferite ritrovate sul corpo della donna. Un colpo di arma da fuoco sul collo e uno alla testa, come rivelato dall’autopsia. Come è possibile che dopo il primo colpo, la vittima sia riuscita a trovare la forza per rivolgere nuovamente la pistola contro la sua testa? Questa è la domanda a cui dovranno trovare risposta gli investigatori. Per ora ogni pista rimane aperta.
Palermo, chi erano le vittime del presunto omicidio-suicidio
Secondo quanto raccolto dagli inquirenti, le due vittime sarebbero Laura Lupo, agente della polizia municipale di Palermo di 62 anni, e Pietro Delia, un commercialista di 66 anni. Sembrerebbe, poi, che l’arma utilizzata per i delitti sia proprio quella di ordinanza di Lupo, ancora stretta nella sua mano.
Non è chiaro se tra i due coniugi vi fossero dei dissidi o se magari la coppia stesse affrontando qualche tipo di problema economico. Il caso di Palermo è più ostico di quanto sembri ed ora spetta agli inquirenti cercare di comprendere cosa sia accaduto in quell’appartamento di via Notarbartolo nei minuti precedenti agli omicidi, o all’omicidio-suicidio.