Come dice Papa Francesco: “Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà”, e infatti, per uno studente di Modena, un bel bagno di realtà è arrivato proprio dalla scuola stessa. Damiano Cassanelli, rappresentante d’istituto al quinto anno di una scuola superiore, ha ricevuto una sospensione di ben 12 giorni per aver rilasciato una dichiarazione a un giornale locale in cui rivela alcune problematiche della sua scuola. La retorica secondo cui l’edificio scolastico sia quel magico luogo in cui si coltivano ragionamento indipendente e libertà di espressione ha dimostrato nuovamente di essere una chimera.
Le motivazioni della scuola
L’intervista allo studente era avvenuta il 28 novembre scorso, durante uno sciopero degli studenti non autorizzato, in cui secondo Cassanelli si protestava per i “tanti problemi della scuola”, spiegando che la loro intenzione era quella di “protestare per risolverli, noi non siamo terroristi, noi siamo pacifisti e in questo modo noi vogliamo cambiare la scuola con discorsi, in maniera pacifica“. A seguito di tali dichiarazioni, il consiglio d’istituto avrebbe deliberato a favore della sospensione del ragazzo, provvedimento che, in vista degli esami di maturità, mette fortemente a rischio la carriera scolastica dello studente.
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“Più che mai una sospensione di questa portata danneggia molto e mette anche a rischio l’ammissione alla maturità” ha affermato il ragazzo ad Ansa, ammettendo le sue preoccupazioni per l’impatto che tale vicenda potrebbe avere sulla sua vita futura. Curiosamente, se l’intento dell’istituto scolastico fosse quello di mettere a tacere voci e opinioni contrarie al lustro della scuola, la decisione di sospendere il ragazzo si è rivelata un tremendo ritorno di fiamma, con decine di nuovi giornali a riportare la notizia.
Le polemiche a seguito del provvedimento
Anche i compagni dello studente hanno rifiutato la decisione del consiglio d’istituto, dimostrando il proprio dissenso con un sit-in di solidarietà. L’avvocato di Cassanelli, Stefano Cavazzuti, ha sottolineato il gesto affermando che “è bello vedere tanta solidarietà dai ragazzi”, aggiungendo però che attualmente il clima all’interno della scuola resta incandescente, e chiunque esprima opinioni personali che siano difformi alle decisioni dell’istituto “rischia a titolo personale”.
Sempre secondo il legale, la punizione inflitta al ragazzo sarebbe totalmente priva di giustificazione, soprattutto a fronte del fatto che le dichiarazioni erano state rilasciate mentre Cassanelli ricopriva la carica di rappresentante degli studenti, e pertanto svolgeva un ruolo politico che certifica la sua libertà di espressione. Le indignazioni per la questione sono arrivate fino alla classe politica, dove Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra ha presentato un’interrogazione al ministro dell’istruzione Valditara chiedendo spiegazioni sulla faccenda.
L’elemento più inquietante della faccenda è che rischia di lanciare un messaggio estremamente pericoloso, secondo cui il diritto alla libertà di espressione del singolo possa essere limitato ufficialmente da parte dell’establishment, in base a considerazioni personali e pertanto arbitrarie. La libertà di esprimere apertamente il proprio pensiero è un diritto inalienabile sancito dall’articolo 21 della nostra costituzione, e insegnare il contrario, soprattutto a degli studenti in un ambiente protetto, rischia di portare a snaturare il ruolo della scuola stessa e confondere sui limiti di ciò che effettivamente consentito agli insegnanti nei confronti degli studenti.
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