Una nuova evoluzione nel caso Resinovich alimenta dubbi sulla dinamica della morte della 63enne triestina, trovata morta il 5 gennaio 2022. Il preparatore anatomico che l’11 gennaio 2022 ha partecipato all’esame autoptico sul corpo della vittima, svoltosi nella sala anatomica dell’obitorio di via Costalunga, nei giorni scorsi si è presentato spontaneamente dagli inquirenti per una comunicazione in riferimento al caso.
“Potrei aver procurato io quella frattura alla vertebra della signora Liliana Resinovich“, ha dichiarato, secondo quanto riportato da Il Piccolo, e sembra che l’uomo possa essere sentito dal pubblico ministero che dirige le indagini sul decesso della 63enne. Le sue parole farebbero riferimento alla lesione alla faccetta superiore sinistra della vertebra toracica T2, rinvenuta nel corso della seconda autopsia eseguita sui resti della donna.
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Proprio questa lesione è stata un elemento recentemente affrontato e che ha creato un certo attrito tra la difesa del marito di Liliana Resinovich, Sebastiano Visentin, indagato nel caso, e che ha sempre sostenuto che questa ferita potrebbe essere stata procurata al momento del ritrovamento del cadavere. I consulenti famigliari sarebbero invece di parere contrario. Il Piccolo, comunque, sottolinea come la frattura potrebbe non essere un elemento di conferma della “dinamica omicidiaria estrinsecatasi a mezzo di soffocazione esterna“.
Visintin: “Mi sento tranquillo”
Sebastiano Visintin, marito di Liliana Resinovich, ha detto ai giornalisti del quotidiano Il Piccolo di sentirsi “tranquillo”, dopo gli ultimi sviluppi sull’indagine sulla morte della moglie, e prima di sapere della dichiarazione del tecnico. Martedì scorso gli agenti della squadra mobile hanno fatto irruzione nella sua abitazione privata in via del Verrocchio con un mandato di perquisizione; l’operazione è durata più di sette ore, e sulla base di quanto riscontrato, il giorno successivo Visintin è stato iscritto nel registro degli indagati.
Durante la perquisizione, Visintin ha raccontato di essere rimasto “seduto sul divano“, e di non avere idea tutt’ora di “dove i poliziotti abbiano guardato“. Il marito della donna scomparsa non sembra particolarmente preoccupato, e riferendosi alla vicenda l’ha definita “ingigantita“. Attualmente Visintin si trova in Austria, dove ha detto di essersi recato per “riposarsi” a causa di alcuni problemi di salute. Al momento l’uomo risulta essere l’unico indagato dalla pm titolare delle indagini, Ilaria Iozzi, che ha sostituito Maddalena Chergia alla guida del caso di Liliana Resinovich.
Liliana Resinovich, la perizia alla base della svolta nel caso
Le indagini sulla morte della donna, avvenuta nel dicembre del 2021, sono ripartite per volere del Gip del tribunale di Trieste, Luigi Dainotti, che ha di fatto smontato la richiesta di archiviazione della Procura locale e ha chiesto di indagare per omicidio. L’importante decisione sarebbe stata presa dopo l’esito della fondamentale perizia medico-legale, incaricata dalla Procura di Trieste, che avrebbe definitivamente cancellato l’ipotesi del suicidio di Liliana Resinovich.
Secondo il documento, lungo oltre 200 pagine, si sottolinea come la 74enne sarebbe morta “nella mattinata del 14 dicembre del 2021 entro 4 ore dalla colazione”. Quest’ultimo particolare assume particolare importanza, infatti, è quella stessa mattina che la donna scomparve per poi essere ritrovata in un boschetto di San Giovanni di Trieste il 5 gennaio del 2022. Secondo quanto emerse all’epoca dei fatti, la testa di Liliana Resinovich fu coperta da due sacchetti per alimenti chiusi da un laccetto e il corpo in due grandi sacchi neri.
Secondo le ricostruzioni della perizia, la fascia oraria è facilmente individuabile, infatti la donna aveva fatto colazione tra le 8 e le 8:30 di mattina e sarebbe stata vista l’ultima volta alle 8:50 con la ripresa effettuata dalla videocamera di un autobus.
Da anni il fratello della vittima chiedeva di indagare su Sebastiano Visintin
Stando a quanto riferito dalla trasmissione televisiva “Quarto grado”, nella giornata di martedì 8 aprile, gli inquirenti avrebbero effettuato una perquisizione nella casa di Sebastiano Visintin che sarebbe durata dalle 20:20 alle 5 del mattino successivo. Secondo quanto emerso, le forze dell’ordine sarebbero usciti di casa “non a mani vuote”.
Da segnalare come pochi giorni fa a chiedere che venisse indagato Visintin fosse Sergio, il fratello di Liliana Resinovich. Quest’ultimo aveva accusato l’uomo di essere coinvolto nella morte della 74enne e aveva indicato anche “familiari e persone che gli sono vicini” come presunti complici. Secondo il fratello della vittima, il movente risiedeva in una questione economica, ma anche nella “volontà di controllo”.
A tal proposito il fratello di Resinovich aveva già depositato in Procura un atto in cui faceva la stessa richiesta di indagare sul marito di Liliana e aveva dichiarato che “solo lui aveva convenienza a far trovare il corpo perché così entrava in possesso dell’eredità”.
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