Genova, detenuto 30enne prova ad impiccarsi in cella: salvato dagli agenti

Non sono chiare le motivazioni che hanno spinto il giovane a tentare di suicidio. Il Segretario Regionale Uil PA Penitenziari ha però rivolto un appello al governo, chiedendo il miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti nelle carceri italiane

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Nel carcere di Marassi, a Genova, è stata sfiorata l’ennesima terribile tragedia. Gli agenti di sorveglianza del penitenziario, mentre stavano effettuando i controlli di rito all’interno della struttura hanno notato all’interno di una delle celle un detenuto appeso e scalpitante. L’immediato intervento degli agenti ha permesso all’uomo, che aveva tentato il suicidio tramite impiccagione, di salvarsi.

Il detenuto, di soli 30 anni, era riuscito a legarsi un cappio alla gola e ad appendersi alle grate della finestra della sua cella, situata al secondo piano della struttura detentiva di Genova. Ad evitare la tragedia solo l’intervento immediato degli agenti, i quali sono riusciti a togliergli il cappio dal collo prima che fosse troppo tardi. Il 30enne è stato poi preso in cura dai sanitari del carcere e le sue condizioni di salute non sono state rese pubbliche.

Non è chiaro, in questo momento, il motivo che ha portato il giovane a decidere di togliersi la vita ma è stato disposto che da questo momento il 30enne dovrà essere sottoposto ad una sorveglianza più pressante, per evitare che tenti nuovamente di togliersi la vita.

Genova, il grido di allarme del Segretario Uil PA Penitenziari

A dare la notizia del tentativo di suicidio nel carcere di Masseri a Genova è stato Fabio Pagani, Segretario Regionale Uil Pa Penitenziari, che ha nuovamente rivolto un appello al governo per chiedere maggiori attenzioni alla questione delle carceri e per ricordare ancora una volta la terribile strage silenziosa che si svolge al loro interno. “Evitato l’ennesimo morto ‘per impiccagione’ nelle nostre galere, dove ormai si va incontro a una pena di morte di fatto, si inserisce in un quadro di crisi inarrestabile se non con interventi immediati e d’impatto che prendano atto dell’emergenza forse davvero senza precedenti, quanto meno a guardare il numero record di coloro che si tolgono la vita“, ha scritto in una nota il sindacalista.

Una pena di morte di fatto“, così Pagani definisce il periodo della detenzione, caratterizzato dal sovraffollamento, dall’insorgere di problematiche psicologiche e soprattutto dall’assenza di professionisti che possano aiutare i detenuti più fragili. “Il sovraffollamento detentivo, con 14mila detenuti oltre i posti regolamentari, la carenza di operatori, alla sola Polizia penitenziaria mancano 18mila unità, e le molteplici altre deficienze strutturali, infrastrutturali, d’equipaggiamento e organizzative non sono  fronteggiabili con azioni ordinarie“, ha infatti continuato Pagani, esplicando tutte le criticità che il governo continua ad ignorare.

Il sindacalista ha poi concluso il suo discorso sul tentativo di suicidio nel carcere di Genova dichiarando: “Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il Governo Meloni ne prendano concretamente atto e varino un decreto carceri con misure tangibili che non possono riassumersi nella riduzione, sic et simpliciter, a 60 giorni effettivi del corso di formazione per gli agenti di Polizia penitenziaria che inciderà in maniera impercettibile sul numero delle assunzioni, ma che finirà per essere deleterio sul piano della professionalità, della competenza e della crescita del Corpo“.

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