Eboli, bimbo di 15 mesi ucciso da pitbull: tra gli indagati anche la mamma

La madre della vittima è intervenuta per cercare di fermare i due cani, i quali avrebbero aggredito anche lei, mordendola alle gambe. Per il piccolo non c'è stato nulla da fare. Indagano su eventuali responsabilità i carabinieri di Eboli

Redazione
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Sono cinque gli indagati per la morte di Francesco Pio, il bambino di 15 mesi azzannato e ucciso da due pitbull a Eboli, provincia di Salerno. L’accusa rivolta ai padroni dei cani, alla mamma e agli zii del bambino è quella di omicidio colposo per omessa custodia di animali.

Eboli: cosa è successo

Due cani di razza pitbull sarebbero impazziti alla vista di un bambino di soli 15 mesi a Eboli, perdendo la testa e attaccandolo come si trattasse di una preda. Morsi e graffi che hanno lasciato il lattante senza vita, nonostante l’intervento immediato della madre, che ha lottato con i due cani per liberare suo figlio. Il brutale attacco è avvenuto nel giardino di una villetta a due piani dove erano tenuti i due cani, di proprietà di un’amica della mamma della vittima.

I due animali, però, si sono rivelati troppo forti e troppo inferociti e si sarebbero scagliati anche contro la donna, mordendola ferocemente alle gambe. Non è chiaro cosa sia realmente accaduto in quei concitati minuti, né è stato specificato se i due animali avessero già presentato atteggiamenti violenti. Probabilmente gli animali avrebbero scambiato il bambino per uno dei pupazzi con cui il loro padrone era solito farlo giocare, oppure lo avrebbero percepito come una minaccia decidendo di attaccarlo.

I due cani sono stati portati in canile a Eboli, mentre la madre del bambino è stata accompagnata in ospedale per ricevere le cure necessarie a seguito dei morsi ricevuti. Indagano i carabinieri di Eboli per chiarire le responsabilità del terribile evento. Sarà necessario comprendere se il minore si trovasse da solo con i due cani o e fosse presente un adulto insieme a lui.

Dopo Eboli la richiesta del Codacons

Ogni anno si registrano circa 70mila aggressioni a danno dell’uomo da parte di cani” ha evidenziato il Codacons, diramando un appello alle autorità competenti affinché si occupino della legislazione in merito all’acquisto di razze potenzialmente pericolo. Il dibattito sulla questione è molto acceso, poiché alcuni esperti ritengono che nessuna razza canina presenti più predisposizioni all’aggressività rispetto alle altre e che gran parte delle loro peculiarità comportamentali derivino dal modo in cui vengono cresciuti ed educati. Allo stesso tempo, invece, altri esperti ritengono invece che il carattere dei cani cambi a seconda della razza.

In questa seconda opinione rientra anche il Codacons che ha dichiarato che “al di là del caso specifico e delle dinamiche che hanno causato l’aggressione“, riferendosi al caso di Eboli, “è indubbio che esistano razze di cani potenzialmente pericolose per l’uomo, e che la loro diffusione sul territorio è in forte aumento anche a causa di mode e tendenze del momento “. L’associazione dei consumatori ha poi sostenuto: “Indipendentemente dall’ educazione che si dà al proprio animale, è universalmente riconosciuto come alcune razze, ad esempio pitbull o rottweiler, per le loro caratteristiche peculiari fisiche (potenza, robustezza, dentatura) possano provocare ferite letali in caso di morsicatura“.

La soluzione, secondo il Codacons, sarebbe quella di imporre “un patentino obbligatorio per chi possiede cani particolarmente potenti e potenzialmente pericolosi. Il morso di un volpino, infatti, non causa certo le stesse ferite del morso di un pitbull” e ripristinare “la lista delle 17 razze di cani a rischio introdotta dall’ ex Ministro Sirchia ha di fatto cancellato qualsiasi obbligo per i loro proprietari, con conseguenze negative sul fronte della sicurezza“.

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