La disparità di genere si ripercuote anche sulle prestazioni bancarie infatti gli uomini ricevono quasi il doppio dei prestiti rispetto alle donne. Lo affermano i dati emersi da un’analisi del sindacato bancario Fabi, sul divario di accesso al credito tra donne e uomini.
Disparità di genere, i numeri del sindacato
Secondo i numeri che si riferiscono all’anno 2023 i finanziamenti alle famiglie concessi dagli istituti bancari ammonta a oltre 474 miliardi di euro in totale: di questi, 164 miliardi è stato erogato agli uomini, 95 miliardi alle donne. Il gender gap vale quasi 70 miliardi di euro.
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Al Nord questa differenza è lievemente più sottile. Tra le otto peggiori regioni, cinque sono al Sud, dove in media alle donne è stato riconosciuto solo il 18% dei mutui e prestiti mentre agli uomini il 35% in media sul totale. Il primato del divario di genere è assegnato alla Campania, con il 16,6% del credito erogato alle donne, rispetto al 32,3% riconosciuto alla clientela maschile e con una differenza di genere che si traduce in quasi 5 miliardi di euro in meno.
Al contrario del trend di alcuni regioni del Nord: sul podio le tre migliori che sono Valle d’Aosta, Sardegna e Lazio dove i finanziamenti bancari arrivano rispettivamente al 25%, 23,2% e 22,9%. Tra le ragioni di tali differenze ci sono il tasso di occupazione più basso, stipendi e pensioni inferiori, contenuta attitudine al rischio, minori dotazioni patrimoniali necessarie per le garanzie bancarie alla base dei prestiti.
“È necessario studiare tutte le misure possibili per ridurre questi divari. La parità di genere non deve restare solo uno slogan, ma deve partire concretamente dall’inclusione finanziaria. Suggerisco due proposte: potrebbero essere valutate forme di garanzia pubblica specifiche per le donne, non solo quelle imprenditrici, oppure potrebbero essere studiati incentivi fiscali, per esempio per incrementare le detrazioni sugli interessi pagati alle banche” commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.
Disparità di genere evidente nel sistema pensionistico e retributivo
Dall’analisi del sindacato emerge altro, le pensioni rosa sono inferiori a quelle degli uomini: in media un assegno mensile di una pensionata è di 1.416 euro, mentre gli uomini incassano 1.932 euro. Pur essendo numericamente superiori (8,3 milioni rispetto ai 7,8 milioni di uomini), alle donne sono spettati nel 2022, su 321 miliardi erogati complessivamente, 141 miliardi, mentre agli uomini 180 miliardi circa. Proporzionalmente, essendo le donne di più numericamente, le pensioni femminili sono più leggere di quelle maschili del 36%.
E c’è di più: a partire dal 2020, l’età media di pensionamento femminile ha superato quella maschile – nel 2022 una donna è andata in pensione a 64,7 anni in media, un uomo a 64,2 anni- e, nonostante negli anni si sia ridotto, persiste il divario di anzianità contributiva tra i due generi: nel 2021 le donne andavano in pensione con una media di 200 settimane contributive in meno rispetto ai colleghi uomini. Le ragioni tale gap sono molteplici, e fanno eco a differenze culturali e radicate nel mondo del lavoro: le lavoratrici percepiscono, infatti, una paga oraria inferiore tra il 10% e il 12% rispetto a quella maschile, con picchi fino al 17% nel settore privato.
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