Le indicazioni dell’Unione Europea: “Conterà di più lo status personale del cittadino e non la zona geografica”
L’Unione Europea si prepara ad abbandonare la mappa del contagio, sino ad oggi stella polare per definire le aree più colpite dal coronavirus, in favore di un approccio “individuale”.
Conterà lo status personale del cittadino – con vaccinazione completa, guarito dal Covid oppure dotato di tampone – e non l’area di provenienza. Una semplificazione notevole che va nella direzione sempre auspicata dalla Commissione di limitare una ridda di norme nazionali che rendano la vita impossibile ai viaggiatori.
Trovato l’accordo dagli ambasciatori
L’intesa sarebbe stata trovata dai 27 ambasciatori presso l’Ue con una bozza, anticipata da El Pais, che approderà al consiglio affari generali di martedì prossimo.
In linea di principio, dunque, secondo la raccomandazione proposta, le persone con vaccinazione completa, guarite dalla malattia o in possesso di un test negativo al Covid, non potranno essere costrette a nuovi test. Il tutto indipendentemente dalla situazione epidemiologica del loro Paese (o area) di origine.
La mappa d’incidenza cumulativa dei casi bisettimanali continuerà ad essere aggiornata settimanalmente, ma avrà un carattere “puramente informativo”. La nuova raccomandazione conferma anche che la validità del green pass ottenuto grazie al ciclo vaccinale resta di nove mesi. Restano immutati anche i 180 giorni di libera uscita garantiti dal certificato di guarigione.
Cosa cambia per i tamponi
Cambiamenti in vista, invece, per quanto riguarda i tamponi: il risultato dei molecolari PCR resterà valido per 72 ore ma quello dei test antigenici sarà dimezzato, da 48 ore a sole 24 ore. Ed è un altro effetto della variante Omicron, dato che ormai pare consolidata la minore efficacia dei test rapidi a individuare il virus.
L’ombrello-Ue cerca insomma di recuperare centralità, dopo che l’approccio condiviso stabilito a inizio della crisi, e che tutto sommato ha tenuto sino ad ottobre, è entrato in affanno con il sorgere all’orizzonte dell’ultima – contagiosissima – variante. Ormai peraltro divenuta “prevalente” nell’Ue.
Ecco allora il proliferare di misure aggiuntive decretate dagli stati membri e l’Italia – dove si valutano soluzioni sulla scadenza dei Green Pass che da febbraio scenderà a 6 mesi – in questo, si è distinta per un approccio tra i più severi. La Commissione, ancora lo scorso venerdì, ha ribadito però di non avere frecce a disposizione nella faretra poiché, com’è noto, la sanità “è competenza” dei governi nazionali.
Se la raccomandazione sarà approvata a livello europeo, spetterà infatti alle 27 capitali decidere se seguirla o meno.