Caso Bibbiano, parla il maresciallo Milano: «Tante anomalie e incongruenze nei fascicoli»

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Il capo della sezione investigativa dei carabinieri di Reggio Emilia è stato ascoltato dalla commissione parlamentare, rivelando nuovi dettagli delle indagini 

A poche settimane dall’inizio del processo ordinario di primo grado, fissato per l’8 giugno nel Tribunale di Reggio Emilia, si torna a parlare del “caso Bibbiano”. La commissione parlamentare di indagine sul tema degli affidi di minori, presieduta dalla deputata della Lega Laura Cavandoli, ha deciso di fare ulteriore chiarezza sulle carte delle indagini. 

È stato chiamato al banco dei testimoni il maresciallo capo del nucleo investigativo dei carabinieri di Reggio Emilia, Giuseppe Milano, fra i primi ad occuparsi della vicenda “Angeli e Demoni”, come è stato ribattezzato il caso. Cavandoli spiega il motivo che ha portato alla convocazione dell’ufficiale: «Sulla vicenda di Bibbiano ci sono ormai alcuni punti fermi sul piano giudiziario, ma le audizioni che abbiamo svolto ci hanno dato un quadro anche più ampio di disfunzioni ordinamentali e procedurali che possono non essere reati ma che evidenziano un quadro preoccupante». 

La decisione di ascoltare la testimonianza del maresciallo Milano è dovuta al desiderio di fare maggiore chiarezza «su una serie di discrasie emerse ma non considerate dal Tribunale dei minori, come l’abnorme numero di allontanamenti di bambini nella val d’Enza, irregolarità nei fascicoli e difformità fra quanto affermato dai servizi sociali e le conclusioni che avevano portato ad assoluzioni o archiviazioni». 

Parla Milano: «Così scavammo, trovando…» 

Il maresciallo capo Giuseppe Milano ha ricordato le prime indagini, partite dal nucleo investigativo nel 2019 sulla base delle numerose denunce di abuso di minore provenienti dalla zona della val d’Enza. È stata l’analisi delle carte degli assistenti sociali a mettere sulla corretta strada gli investigatori. 

Troppe cadenze temporali anomale, secondo Milano: «Quasi in contemporanea si aprivano procedimenti penali in genere relativi a presunti maltrattamenti o abusi subiti dai minori. Ma, in prossimità dei momenti giudiziari importanti, come l’archiviazione o l’audizione del minore, perveniva una nuova relazione con un nuovo dichiarato del bambino».

I carabinieri hanno notato un altro aspetto strano: la mancanza di registrazioni audio di alcuni virgolettati dei bambini, che però erano presenti nelle carte dei fascicoli. 

L’aspetto più drammatico è la manipolazione dei ricordi dei minori coinvolti, persuasi dallo psicologo o dall’assistente sociale di essere vittime di violenza: «La totale alterazione dello stato mnestico ed emotivo dei minori allontanati è irreversibile: un bambino che cristallizza in sé il ricordo di essere stato abusato, vero o falso che sia, non è più in grado di stabilire in futuro se quel ricordo è originario o meno – ha detto Milano ai microfoni dell’inchiesta parlamentare – una di loro ancora oggi afferma di essere stata stuprata dal padre quando una visita ginecologica ne ha attestato l’integrità». 

Tante le anomalie anche dal punto di vista normativo: molte famiglie, come ha ricordato il maresciallo capo, si sono rivolte al Garante dell’Infanzia ma si è verificata la situazione del “cane che si morde la coda” perché il Garante si rivolgeva agli assistenti sociali, che riproponevano le stesse relazioni false, con report che avevano «dei connotati medioevali, in cui le fonti potevano anche essere le “voci di paese”». Così come anomalo era la troppa vicinanza tra il Tribunale dei Minori e gli assistenti sociali, che creava uno “squilibrio” fra parti. 

Ultimo tema affrontato dal carabiniere è quello dell’affidamento dei bambini alle coppie omosessuali, che in Italia è precluso salvo casi particolari: «C’è il rischio che la strumentalizzazione dell’affidamento sine die rappresenti un modo per eludere questa previsione, con risvolti anche economici perché nell’affidamento i costi per il mantenimento del minore restano a carico del pubblico». 

Il maresciallo capo Milano tiene a precisare un aspetto procedurale delle indagini: «Abbiamo ascoltato decine, se non centinaia di testimoni sui singoli fatti citati, anche per evitare che ci fosse una guerra tra bandiere, cioè tra un orientamento psicoterapeutico contro un altro. Ma né l’indagine né il processo hanno come oggetto la scienza o la psicoterapia. Non possiamo pretendere di coprire sotto l’egida della psicoterapia delle condotte penalmente rilevanti e ritenere la scienza un esimente di tali condotte». 

Il processo agli imputati

La prima settimana di giugno si apre il processo ordinario di primo grado per i 17 imputati del “caso Bibbiano”. Fra essi anche il sindaco del Comune di Bibbiano, Andrea Carletti, indagato per abuso d’ufficio e per la gestione dei fondi pubblici per il centro pubblico “La Cura”, affidato senza bando di gara a Claudio Foti, lo psicoterapeuta direttore della onlus “Hansel&Gretel” che seguiva i bambini coinvolti nei casi di abuso. Lo stesso Foti, durante l’udienza in rito abbreviato, è stato condannato nel novembre del 2021 a quattro anni per lesioni gravissime e concorso in abuso d’ufficio, mentre l’assistente sociale Beatrice Benati è stata prosciolta da ogni capo d’accusa.

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