Secondo il comunicato ufficiale diffuso dall’Agcm, la sanzione a Meta è stata decisa a seguito di un’attenta indagine su pratiche commerciali ingannevoli attuate da Meta. L’Agcm ha sottolineato che durante il processo di registrazione a Instagram, gli utenti non hanno ricevuto informazioni trasparenti sulla raccolta e sull’uso dei loro dati personali per fini commerciali.
L’Autorità ha accertato che l’azienda, in violazione degli articoli 20, 21 e 22 del Codice del Consumo, non ha informato con immediatezza e chiarezza gli utenti che si iscrivevano a Instagram tramite web dell’utilizzo dei loro dati personali per scopi commerciali. Questo comportamento è stato ritenuto lesivo dei diritti dei consumatori, che devono essere pienamente consapevoli di come i loro dati verranno utilizzati.
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Meta: sospensione degli account senza motivazione
Un altro aspetto critico emerso dall’indagine riguarda la gestione delle sospensioni degli account Facebook e Instagram. L’Agcm ha rilevato che Meta non ha fornito informazioni sufficienti e trasparenti agli utenti riguardo ai motivi e alle modalità di sospensione degli account. In particolare, non è stato chiarito se la decisione di sospendere un account avvenga a seguito di un controllo automatizzato o di un intervento umano. Inoltre, Meta non ha fornito agli utenti informazioni dettagliate su come contestare la sospensione del proprio account.
L’Agcm ha anche evidenziato che Meta non ha fornito agli utenti indicazioni su come rivolgersi a un organo di risoluzione stragiudiziale delle controversie o a un giudice per contestare la sospensione del loro account. Questa mancanza di comunicazione è stata considerata una grave violazione dei diritti dei consumatori, che devono poter disporre di strumenti chiari e accessibili per difendere i propri diritti.
Un ulteriore punto di critica riguarda il termine di 30 giorni imposto da Meta per la contestazione delle sospensioni. Questo periodo è stato giudicato troppo breve per permettere agli utenti di preparare una contestazione efficace. L’Agcm ha ritenuto che un termine così ristretto non garantisca una tutela adeguata dei diritti dei consumatori, che potrebbero trovarsi in difficoltà nel raccogliere le informazioni necessarie e organizzare una difesa appropriata entro un lasso di tempo così limitato.
Il lento adeguamento dell’azienda alla legge
Il 2024 sembra essere un brutto anno per Meta: negli ultimi mesi l’azienda ha subito diverse indagini e sanzioni per motivi differenti, dalla mancanza di protezione nei confronti degli utenti più giovani, fino a multe da capogiro da parte dell’Unione Europea per la violazione della legge sulla concorrenza nel settore dello streaming musicale. Nonostante questo, l’azienda di Zuckerberg ha sempre affrontato le varie sfide apportando modifiche ai propri social media e applicazioni in modo da arginare i problemi e adeguarsi alle varie leggi.
Anche durante il corso del presente procedimento, Meta ha cessato le pratiche contestate, dimostrando una volontà di adeguarsi alle normative vigenti. Tuttavia, la sanzione inflitta dall’Agcm rimane un segnale chiaro dell’importanza di garantire trasparenza e correttezza nelle pratiche commerciali, soprattutto in un’epoca in cui la gestione dei dati personali risulta essere un argomento particolarmente delicato.
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