Missione Aspides: Ue approva operazione nel Mar Rosso, l’Italia al comando

La missione Aspides porrà l'Italia in prima linea nella lotta agli attacchi terroristici Houthi contro le navi mercantili che transitano nel Mar Rosso. Al tempo stesso, rischierà di porre un bersaglio sul nostro stato da parte del gruppo terroristico yemenita e dei suoi alleati. Il gioco varrà la candela?

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È ufficiale: I ministri degli Esteri dell’Unione Europea durante una riunione tenutasi a Bruxelles, hanno definitivamente approvato in via formale la missione navale Aspides . Missione concepita con l’obiettivo di contrastare gli attacchi condotti dagli Houthi contro le navi mercantili che attraversano il Mar Rosso, una rotta cruciale per il commercio internazionale. 

L’Italia è stata selezionata per guidare le forze operative nell’ambito di questa operazione e il Ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha espresso il proprio sostegno all’iniziativa, sottolineando l’importanza di proteggere gli interessi mercantili e garantire la libera navigazione in una delle rotte marittime più importanti al mondo.

Eppure, alcune settimane fa il gruppo terroristico aveva minacciato direttamente il nostro paese, affermando che la sola presenza dell’Italia nel Mar Rosso sarà sufficiente a far partire un conflitto bellico contro gli Houthi. Un’azione che potrebbe portarci a barattare degli interessi economici europei con la nostra sicurezza nazionale.

Gli attacchi Houthi continuano

La decisione di avviare la missione Aspides è stata motivata da una serie di attacchi portati dagli Houthi, ribelli yemeniti filo-iraniani, che hanno preso di mira navi commerciali nel Mar Rosso. Questi attacchi non solo mettono a rischio la sicurezza delle navi europee, ma hanno un forte impatto sull’intero sistema di spedizioni internazionali, coinvolgendo navi provenienti da varie parti del mondo, dall’Asia all’Africa… E causando gravi disagi soprattutto agli Stati del Golfo, i cui porti diventano sempre più inaccessibili.

Mentre la missione Aspides viene lanciata, i rapporti su nuovi attacchi nel Mar Rosso continuano a emergere. Recentemente, un cargo registrato nel Regno Unito e gestito dal Libano ha riferito di essere stato attaccato nello stretto di Bab el-Mandeb, una via di navigazione strategica che collega il Mar Rosso con il Golfo di Aden, rendendo ancora più urgente la necessità di trovare una soluzione al conflitto.

La Ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, ha sottolineato l’importanza della missione Aspides nel contesto di una difesa comune europea, evidenziando la necessità di mantenere l’unità tra i membri della comunità internazionale di fronte a minacce comuni, come gli attacchi terroristici alle rotte marittime. Al tempo stesso, il Qatar ha dimostrato le sue capacità diplomatiche, lanciando appelli per una tregua nel conflitto sulla Striscia di Gaza, sia per tentare di porre fine alle sofferenze dei palestinesi, sia per frenare l’escalation delle tensioni tra gli Houthi e gli eserciti occidentali.  

I pericoli nascosti della missione Aspides

Gli attacchi degli Houthi causano un indubbio danno economico ai paesi occidentali, eppure, portare navi da guerra nel Mar Rosso presenta delle implicazioni che non possono essere ignorate o poste in secondo piano. Gli Houthi, presi singolarmente, possono risultare una minaccia contenuta, ma a partire dallo scoppio della guerra a Gaza, è parso evidente al mondo intero che nel tempo i legami di alcuni paesi del Medio Oriente si sono notevolmente rafforzati, generando una rete di governi e gruppi terroristici schierati contro Israele e l’occidente.

La zona geografica che verrebbe pattugliata dalle navi della missione Aspides comprenderebbe il tratto di mare che dal Golfo di Aden porta allo Stretto di Hormuz, una striscia di mare della larghezza di appena 50 miglia nautiche (meno di 100 km) che divide l’Iran da Emirati Arabi e Oman. Se è vero che la presenza delle navi nel Golfo potrebbe risultare una provocazione nei confronti degli Houthi, l’arrivo delle stesse navi allo Stretto avrà le potenzialità per trasformarsi in una provocazione per l’Iran, portando conseguenze difficili da prevedere sul piano del mantenimento della pace internazionale.

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