Telese e Guida Bardi tra politica e quotidianità

Un incontro culturale in Senato, organizzato dal senatore Antonio Guidi, che ha posto al centro la storia della società italiana, grazie al lavoro di Luca Telese e Giuliano Guida Bardi che con i loro libri sono riusciti ad analizzare due complessi periodi storici, uno del passato ed uno del presente, e ricostruire la storia di un popolo fatta di creatività, resilienza ma anche troppa sfiducia

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Nella sala Caduti di Nassirya del Senato i giornalisti Luca Telese e Giuliano Guida Bardi hanno avuto l’occasione di presentare i loro libri, diversi ma legati dallo stesso filo rosso: la storia della società italiana. Due stagioni diverse, quella degli anni di Piombo e quella odierna, che dipingono un quadro altalenante della nostra cultura e del nostro modo di vivere sia la politica che la quotidianità.

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Luca Telese e Giuliano Guida Bardi

Da un lato “La scorta di Enrico. Berlinguer e i suoi uomini: una storia di popolo” a firma Luca Telese, che presenta la storia più unica che rara di “otto persone, umili, normali che si trovarono nel turbine degli anni di piombo a fare la scorta di Enrico Berlinguer e ci regalano un punto di vista dal basso di quel periodo storico tra ’68 e ’69 in cui sta finendo il boom economico, l’ultima stagione felice in cui l’ascensore sociale ha funzionato“; dall’altro Giuliano Guida Bardi con “E a noi? Ascesa, caduta e ribellione dei borghesi” che racconta le difficoltà della classe sociale dei lavoratori autonomi, quelli che “devono mettere in piedi il pranzo e la cena e che operano in regime di autoimpiego per il proprio benessere e quello delle loro famiglie“, che nella stagione del Covid-19 si è vista privare più del solito delle sue opportunità e dei suoi diritti.

Luca Telese: un punto di vista dal basso del “periodo oscuro della Repubblica”

Luca Telese ci regala uno spaccato sulla storia dell’Italia degli anni di Piombo raccontato però dal punto di vista privilegiato di otto uomini, “gli angeli custodi di Enrico Berlinguer“, con lo scopo di far comprendere, a chi non l’ha vissuta, una delle stagioni più nere della nostra Repubblica. Lo stesso periodo storico che è riuscito a partorire “un proletariato orgoglioso della sua evoluzione“, così come un popolo che ha creduto che la Democrazia fosse meglio di un gruppo di terroristi.

Una scorta che si è trovata a proteggere un uomo che era abituato a fare tutto da solo, “guidava da solo, gli piaceva pulire la sua villa, l’idea di una protezione gli sembrava venisse da un altro mondo” e che comunque è riuscita a vivere in prima persona, alcuni degli snodi cruciali della storia politica del nostro Paese. Il racconto coraledi un partito, di una stagione di ideali, della lotta per un’utopia democratica, negli anni in cui la nostra Repubblica era giovane e il popolo della sinistra pieno di speranze” che viene dai ricordi di uomini fedeli, devoti, orgogliosi e antifascisti che “avevano in loro un sentimento di ribellione, di contestazione, quasi di anarchia“.

Lo stesso sentimento che nella società di oggi viene a mancare, a causa del “senso di depressione che ci attanaglia“, ha ricordato il giornalista Luca Telese, “che ci allontana dalla vita, ci fa suicidare fisicamente o spiritualmente e non permette la rottura del meccanismo di consenso. Il senso di speranza collettiva non esiste più e così ‘nel sonno della pubblica coscienza maturano le dittature“.

Guida Bardi e il rilancio della borghesia italiana

Proprio dal senso di sfiducia che ci lasciano le dichiarazioni di Luca Telese, riparte il pamphlet di Giuliano Guida Bardi. Una descrizione della tragica situazione della classe lavorativa italiana che, da un periodo florido di grandi scoperte, creatività e azione, oggi si ritrova schiacciata dal peso di un sistema politico che non li sorregge più e li lascia sprofondare nei debiti e nella disperazione.

Siamo passati da un periodo in cui le grandi invenzioni erano fatte da scienziati italiani, come Olivetti con l’invenzione del computer o la Vespa della Piaggio, a un periodo in cui la creatività italiana è andata perdendosi – sostiene Giuliano Guida Bardi – Un passaggio che avviene non con una attività pubblica che aiuta e sostiene, ma che dagli anni ’50, dal disegno Vanoni alla sua attuazione negli anni ’70, ha fatto di tutto per andare contro quella classe che rappresenta il 95% delle attività produttive del nostro Paese“.

Proprio questo è il fulcro di “E a noi? Ascesa, caduta e ribellione dei borghesi“, un racconto della storia delle piccole aziende, quelle composte da 5-10 dipendenti, che si sostengono autonomamente e che dalla pandemia da Covid-19 subiscono i cali del fatturato, i pesi dei prestiti, degli affitti e delle bollette che comunque queste aziende continuano a pagare, nonostante le difficoltà. “Questo libro serve a non dimenticare queste aziende che non hanno più una rappresentanza e così si perde la vera vita pubblica. Bisogna ripartire da chi non lavora per aiutare chi non lavora ed ha più difficoltà“.

Il senatore Antonio Guidi: “Non dobbiamo giudicare la partita mentre la giochiamo”

Le parole del senatore Antonio Guidi hanno permesso di concludere l’evento con una nota di speranza: “Ho avuto la fortuna di attraversare parecchie generazioni di politici. Ho conosciuto tanti grandi personaggi, come Berlinguer, Spadolini e Craxi, ma non ho nostalgia di quel periodo perché la politica si seguiva in bianco e nero. Oggi quest’ultima è complicatissima, internazionale e nazionale. Io non riesco personalmente a vedere il passato con tanta ammirazione e nostalgia, perché la politica del passato ha prodotto l’oggi. Io credo che forse, non voglio essere provocatorio, ci siano più competenze diffuse, e se vogliamo capacità, oggi di quanto era prima“.

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Il senatore Antonio Guidi

Il senatore ha voluto inoltre ricordare che “che ogni tempo abbia il diritto di avere un periodo per essere giudicato. Quando meloni ha detto che un anno di governo vale come cinque anni ha detto una grande verità. Probabilmente non dobbiamo giudicare la partita quando ancora la giochiamo perché tra qualche tempo scopriremo più valore di quanto vediamo oggi”.

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