Dura nota in cui l’ex Dem e i fedelissimi ammettono: «Il PD ha tradito i suoi valori e ha svenduto la sua politica ad attori esterni. Insoddisfazione aumenta da più parti»
I componenti del movimento La Puglia in più, vicino a Dario Stefano, senatore che ha lasciato il PD, annunciano: «Alle prossime elezioni politiche del 25 settembre non daremo il nostro alle liste di un PD che ha tradito i suoi valori a livello nazionale, mentre a livello locale si è fatto strumento per il civismo opaco di Michele Emiliano».
A quanto pare, non sono andate giù le liste presentate dal PD in vista del voto di settembre. Liste, che secondo il movimento, escluderebbero la «componente riformista» del partito, reo di aver tradito la sua «vocazione maggioritaria e i suoi stessi valori fondativi, sacrificati sull’altare di una coalizione di impronta minoritaria e ideologica».
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Secondo Stefano e i suoi, infatti, il PD avrebbe «rinunciato ad essere se stesso, ad avviare un dialogo costruttivo con chi meglio di altri è in grado di interpretare lo spirito riformista, europeista e atlantista». Ciò che verrà fuori dalla coalizione corrisponde ad una «piattaforma politica che tiene dentro chi ha sempre avversari Draghi, come la sinistra di Fratoianni e Bonelli».
Riferendosi all’operato di Boccia e Letta in Puglia, ammettono nella lunga nota: «Letta e Boccia hanno consegnato, alla comunità pugliese del Partito democratico, la concezione di una classe politica femminile incapace di rappresentare i suoi elettori. Il PD è stato trasformato nel giocattolo per le strategie di Emiliano e di un gruppo di potere nascosto dietro ad un civismo nulla più che di seconda mano. Il senatore Stefano, per queste motivazioni, ha sentito necessario riconsegnare la sua tessera e lasciare il partito».
Sul futuro del PD la nota polemica conclude chiarendo: «Emerge in queste ore un’insoddisfazione da più elementi del partito. La rinuncia da parte del PD ad una iniziativa politica libera, chiara e autorevole, che ha portato alla consegna delle chiavi del partito a soggetti esterni, fa venire meno le condizioni per quel patto federativo che abbiamo sempre sostenuto».
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