L’Unione europea continua il suo impegno per l’individuazione di soluzione negoziate con gli Stati Uniti sul tema dei dazi, ma al contempo prepara possibili manovre in risposta ad un mancato accordo con l’amministrazione Trump. Lo ha ribadito la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, a seguito della presenza della nuova lista di contro dazi da 100 miliardi di euro.
Fonti europee hanno poi confermato che tale lista non è uno “strumento di escalation“, in quanto rappresenta un “approccio proporzionato” agli strumenti di cui finora si sono dotati gli Stati Uniti. Il nuovo elenco di prodotti su cui gli Usa potrebbero essere costretti a pagare tariffe aggiuntive rappresenta una risposta a quella che la comunità europea ha definito un’asimmetria nella gestione del dossier dazi, con l’obiettivo quindi di riequilibrare la situazione.
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Il riferimento è alla pausa di 90 giorni ora in corso sulle tariffe reciproche di Usa e Ue. “Il 70% delle nostre esportazioni verso gli Stati Uniti è oggi colpito da un dazio aggiuntivo“, ha spiegato un alto funzionario europeo, ricordando come al momento l’Unione europea sia colpita da dazi al 25% sul settore dell’automotive e della produzione dell’acciaio e dell’alluminio, mentre gli Usa non sono sottoposti ad alcuna tassazione.
Dazi, i prossimi passi dell’Ue in vista del negoziato con gli Usa
“Si tratta di una pausa molto parziale“, ha continuato, sottolineando che ad oggi la comunità europea non ha proceduto con alcun aumento delle tariffe nei confronti dei prodotti che gli Usa importano in Europa. Da qui, quindi, nasce l’asimmetria sopra citata, a cui l’Ue sarebbe pronta a rispondere nel caso in cui dovesse proseguire oltre i 90 giorni preventivati. Le tariffe dal valore di 100 miliardi entrerebbero in vigore solamente se i negoziati con gli Usa dovessero rivelarsi fallimentari.
In questo senso, dunque, l’Unione europea sta utilizzando questi 90 giorni sia per sviluppare un negoziato il più possibile equilibrato, sia per individuare misure che siano durevoli ed efficaci e soprattutto non utili solamente a creare pressione. Al momento, comunque, è stato sottolineato come non sia stata presa alcuna decisione definitiva. La Commissione europea ha infatti avviato una consultazione pubblica su un elenco di importazioni statunitensi che potrebbero quindi essere soggette a contromisure europee.
Nell’elenco che è stato presentato oggi sono presenti importazioni dagli Stati Uniti per un valore di 95 miliardi di euro, provenienti da diversi settori, compresi prodotti industriali ed agricoli. A questi si potrebbero aggiungere altri 4,4 miliardi derivanti da esportazioni Ue di rottami di acciaio e prodotti chimici verso gli Stati Uniti. In parallelo è stato confermato che la comunità europea avvierà una controversia presso il Wto (World Trade Organization) contro gli Stati Uniti sui dazi universali cosiddetti “reciproci” e sui dazi su automobili e componenti automobilistici.
Verrà infatti richiesta una consultazione al fine di riaffermare le norme concordate a livello internazionale, così che queste non vengano più ignorate. L’Ue è infatti convinta che i dazi imposti dagli Usa violino le norme fondamentali dell’Organizzazione mondiale del commercio.
Cosa contiene la lista di prodotti presentata dall’Ue
La lista presentata dall’Ue contiene prodotti dal valore di 6,4 miliardi di euro provenienti dal settore agroalimentare, con frutta secca, verdura, prodotti trasformati, vino, birra e superalcolici ma anche carni e animali vivi, succhi di frutta e sciroppi. A questi si aggiungono 500 milioni di prodotti derivanti dalla pesca e dall’acquacoltura, come nel caso del salmone affumicato, delle aragoste e dei crostacei.
I restanti 88 miliardi, invece, riguardano prodotti industriali. A sua volta questo dato si divide in 10,5 miliardi di euro in aerei, tra cui Boeing, 10,3 miliardi in componenti per autoveicoli, 2 miliardi di veicoli finiti, 12,9 miliardi in chimica e plastica, 7,2 miliardi in apparecchiature elettroniche, circa 10 miliardi in prodotti sanitari non farmaceutici, come dispositivi monouso, e 12 miliardi in in macchinari, tra agricoli, per la lavorazione dei metalli, pietra e materiali da costruzione.
Sono esclusi invece i prodotti farmaceutici, i semiconduttori e le materie prime strategiche che non sono state colpite da dazi Usa, come il rame, il legname e le materie critiche. L’obiettivo di questo elenco è colpire alcuni dei settori più redditizi delle esportazioni Usa, come il bourbon del Kentucky, le aragoste del Maine, i frutti della Florida e le tecnologie della Silicon Valley.
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