Medio Oriente, missile Houthi colpisce aeroporto Tel Aviv. Netanyahu: “L’Iran pagherà”

L'Iran ha risposto alle minacce di Israele sostenendo che in caso di attacco vi sarà una risposta verso "i loro interessi e le loro basi"

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La Palestina continua ad osservare la pace da lontano, costretta a convivere con bombardamenti, incursioni, offensive e il costante terrore che forse questo conflitto in Medio Oriente potrebbe non avere mai fine. Dallo scorso 18 marzo, giorno in cui Israele ha dato inizio ad una seconda ondata di violenze, dopo sei settimane di cessate il fuoco, sono circa 2400 i cittadini palestinesi che hanno perso la vita.

Numeri inquietanti, che comunque sembrano non essere più in grado di creare scalpore. Così, ormai da 18 mesi la guerra continua ad imperversare e le trattative per il cessate il fuoco sembrano ormai ferme ad un punto morto. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha sostenuto che una tregua non è possibile in quanto l’organizzazione terroristica palestinese Hamas si è rifiutata di accettare le proposte avanzate durante i colloqui dei mediatori e dell’inviato speciale Usa, Steve Witkoff.

Nella giornata di oggi Israele ha subito un duro colpo, a causa del missile degli Houthi che è riuscito a colpire un’area vicina all’aeroporto di Ben Gurion. Il portavoce militare degli Houthi, Yahya Sarea, ha dichiarato che l’attacco andato a buon fine, con il missile che ha toccato terra esplodendo, è la dimostrazione per le compagnie aeree internazionali che lo scalo non è sicuro.

Netanyahu ha deciso di tenere un colloquio telefonico urgente con diversi ministri e responsabili delle forze della difesa, con l’obiettivo di valutare la situazione. “Israele risponderà agli Houthi con la forza. Non ce ne vergogneremo, attaccheremo, e attaccheremo duramente“, ha dichiarato un funzionario che è voluto rimanere anonimo.

Le conseguenze dell’attacco degli Houthi

Il gabinetto politico di sicurezza organizzato d’urgenza da Benjamin Netanyahu ha visto la partecipazione dei ministri della Difesa Israel Katz, delle Finanze Bezalel Smotrich, degli Esteri Gideon Sa’ar, della Sicurezza Itamar Ben-Gvir e anche di alti funzionari della difesa. Nel corso della riunione, i vertici del governo israeliano hanno deciso di non lasciare impunita l’azione degli Houthi, come riferiscono i media locali.

Il primo ministro si è allineato alle dichiarazioni di Donald Trump che in un post sul suo social Truth ha sostenuto che l’attacco all’aeroporto di Tel Aviv è stato possibile solo grazie all’aiuto garantito agli Houthi dallo Yemen. “Israele risponderà all’attacco degli Houthi contro il nostro aeroporto e, nel momento e nel luogo da noi scelti, risponderemo anche ai loro maestri iraniani di terrorismo“, ha infatti scritto Netanyahu su X. Inoltre, il premier ha sostenuto che la risposta arriverà in un momento e in luogo che rimarranno segreti. Tel Aviv ha poi chiarito che ogni risposta militare sarà messa in atto in coordinamento con gli Usa.

Di fronte alle minacce di Israele, il ministro della Difesa iraniano, Aziz Nasirzadeh, ha voluto mettere in chiaro che se Teheran verrà attaccata o se “verrà imposta una guerra” allora il Paese sarà pronto a rispondere con la forza. “Non siamo nemici dei nostri paesi vicini, e loro sono nostri fratelli, ma le basi americane sul loro territorio saranno i nostri obiettivi“, ha spiegato, chiarendo che non vi sarà alcun limite alla risposta.

Stop ai voli delle compagnie aeree verso Tel Aviv

A seguito dell’attacco, diverse compagnie aeree hanno deciso di sospendere i voli diretti all’aeroporto di Tel Aviv. Ita Airways ha sostenuto che la tratta sarà sospesa fino al 6 maggio, inclusi i voli AZ809 e AZ815 del 7 maggio.

La situazione è però in continua evoluzione, per cui si consiglia ai passeggeri di verificare lo stato dei propri voli. Tra i primi a sospendere il traffico aereo, Brussels Airlines, Air France e Lufthansa, che poi hanno confermato lo stop anche per i prossimi giorni. A queste si sono poi aggiunte British Airways, Air India, e molte altre, che continueranno a valutare la situazione con il passare delle ore.

Medio Oriente: Houthi attaccano Israele, drone contro aeroporto di Tel Aviv

Israele ha riportato che ieri avrebbero perso la vita due soldati israeliani nella Striscia di Gaza. Si tratta del capitano Noam Ravid e del sergente Yaly Seror, deceduti nel sud della striscia a causa di un’esplosione avvenuta mentre ispezionavano l’entrata di un tunnel. Inoltre, sembrerebbe che un riservista sia invece rimasto gravemente ferito durante i combattimenti che sono avvenuti nel nord di Gaza.

Questa mattina, invece, hanno risuonato nell’aria le sirene antiaeree della capitale dello Stato ebraico. Un missile proveniente dallo Yemen e diretto verso l’aeroporto Ben Gurion di Israele ha scatenato il panico ed è riuscito a sfuggire ai tentativi di distruzione dell’Idf. Le forze armate israeliane si sono immediatamente attivate, ma sembrerebbe che non siano riusciti a porre fine al viaggio del missile.

Un impatto è stato identificato nell’area dell’aeroporto di Ben Gurion“, ha quindi confermato l’esercito, annunciando che per il momento lo scalo del Paese rimarrà chiuso. I media locali, poi, segnalano un ferito dovuto all’esplosione, ma non vi sarebbe conferma ufficiale dell’informazione.

Medio Oriente: la situazione a Gaza, tra bombe e terrore

Israele ha l’obiettivo non cancellabile di riavere tutti gli ostaggi nelle mani di Hamas, vivi o morti, e senza questa certezza il conflitto non potrà avere una fine. L’organizzazione palestinese, invece, si ostina a non accettare alcun accordo, in quanto convinta che Israele e Stati Uniti abbiano collaborato proprio per permettere la ripresa delle ostilità.

Nella notte, intanto, una serie di attacchi portati avanti dalle Forze di difesa israeliane (Idf), hanno ucciso almeno 39 persone, tra cui tre bambini. Lo riporta l’emittente televisiva Al Jazeera, secondo cui l’esercito dello Stato ebraico starebbe continuando a lanciare nuovi attacchi contro l’enclave palestinese. Nell ultime offensive, sembrerebbe che sia stato preso di mira un edificio residenziale a Khan Younis, dove sono morte 4 persone.

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