Il Primo Maggio è da sempre una giornata di mobilitazione nazionale per i diritti dei lavoratori: quest’anno un accento particolarmente forte sarà posto dalle principali sigle sindacali sul tema della sicurezza. Cgil, Cisl e Uil scendono in piazza in tutta Italia per denunciare l’aumento degli incidenti mortali sul lavoro e chiedere interventi immediati. Non una semplice celebrazione, ma una protesta corale contro quella che viene definita una “strage silenziosa“: dall’inizio dell’anno, infatti, sono già decine i lavoratori morti mentre svolgevano il proprio lavoro, spesso in contesti dove le norme di sicurezza sono state ignorate o applicate in modo superficiale.
L’allarme dalla Toscana: 21 vittime in quattro mesi
I dati più preoccupanti arrivano dalla Toscana, dove nel 2025 si sono già registrati 21 decessi legati al lavoro, un numero in crescita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Come riportato dall’Ansa, gli incidenti riguardano soprattutto il settore edile, l’agricoltura e la logistica, con dinamiche ricorrenti: cadute dall’alto, macchinari non a norma, mancata formazione e ritmi di produzione insostenibili. “Dietro ogni numero c’è una vita spezzata e una famiglia devastata“, ha dichiarato il segretario regionale della Cgil, che ha chiesto controlli più stringenti e sanzioni severe per le aziende inadempienti.
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Primo maggio, i sindacati: “La sicurezza non è negoziabile”
A Roma, le principali manifestazioni del Primo Maggio avranno come tema dominante proprio la battaglia per condizioni di lavoro dignitose. I sindacati hanno organizzato un corteo unitario per portare sotto i riflettori le storie delle vittime e denunciare la mancanza di azioni concrete da parte delle istituzioni.
“Non servono più promesse, ma fatti“, ha dichiarato un rappresentante della Uil, ricordando come le leggi ci siano, ma troppo spesso vengano aggirate per risparmiare sui costi. Tra le richieste avanzate, oltre a un potenziamento degli ispettorati, c’è anche l’introduzione di un sistema di premialità per le aziende virtuose che investono nella sicurezza.
Di fronte a questa ondata di proteste, il governo è chiamato a rispondere con urgenza. I sindacati, in un documento unitario ripreso dall’ANSA, chiedono un tavolo nazionale per rivedere le normative e stanziare risorse aggiuntive per la prevenzione. “Non possiamo permettere che il lavoro continui a uccidere“, hanno sottolineato i leader di Cgil, Cisl e Uil, chiedendo anche maggiore coinvolgimento delle parti sociali nelle decisioni. Intanto, le storie delle vittime – come quella dell’operaio caduto da un’impalcatura non sicura o del bracciante morto per un infortunio evitabile – diventano il simbolo di un sistema che ancora non garantisce protezione a chi ogni giorno contribuisce all’economia del Paese.
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