Quando il 7 maggio si pronuncerà la storica formula in latino “Extra omnes“, che segna l’inizio della chiusura a chiave della Cappella Sistina, anche il Cardinale Angelo Becciu rientrerà nei “fuori tutti” coloro che non sono ammessi alla riunione dei porporati che eleggeranno il nuovo Papa.
“Ho deciso di obbedire come ho sempre fatto alla volontà di Papa Francesco di non entrare in Conclave“. Questa è infatti la conferma dalla voce del cardinale sardo della notizia del suo passo indietro emerso nella Congregazione generale cardinalizia tenutasi ieri.
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“Pur rimanendo convinto della mia innocenza“, ha puntualizzato Becciu circa il suo presunto coinvolgimento nello scandalo degli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra, per cui fu condannato nel 2023 in primo grado dal tribunale del Vaticano a 5 anni e 6 mesi di reclusione, ribadendo piuttosto la tesi di un “complotto giudiziario ordito contro di lui“. La scelta del cardinale di Pattada è stata fatta “avendo a cuore il bene della Chiesa, che ho servito e continuerò a servire con fedeltà e amore, nonché per contribuire alla comunione e alla serenità del Conclave“.
Il “caso Becciu”
Il nodo del “caso Becciu” ruotava intorno alla possibilità o meno del porporato sardo di partecipare al Conclave a causa del processo che ha subito e dalla conseguente esautorazione dal cardinalato nel 24 settembre 2020 dallo stesso Papa Francesco nel corso delle indagini sul palazzo di Londra. E è stato sciolto in Concistoro quando è stata svelata la volontà di Bergoglio dal cardinale Camerlengo Kevin Farrell.
Nell’incredulità generale dei porporati, sarebbero difatti emersi alcuni documenti, nello specifico una lettera siglata con la “F” e risalente al mese di marzo quando il Pontefice era ricoverato al Policlinico Gemelli. Un testo che riporterebbe le decisioni del Santo Padre in merito alla possibilità di non far entrare in Conclave il cardinale sardo, nonostante abbia meno di 80 anni (uno dei termine necessari per poter essere cardinale elettore).
Becciu, pur esautorato nel 2020 dal Papa, che ne accettò la rinuncia all’incarico di prefetto della Congregazione delle Cause e dei Santi e ai “diritti connessi al cardinalato“, conservò comunque il titolo cardinalizio. Per questo motivo, a suo parere, potrebbe difendere il diritto di partecipare al Conclave come elettore.
Secondo il diritto canonico, la sigla avrebbe però la forza piena di una sentenza. E stando a quanto riportato da Il Corriere della Sera, il Papa, pur indebolito dalla malattia, aveva già siglato altre volte i dossier che i cardinali sottoponevano alla sua attenzione. Esattamente come sarebbe accaduto quella mattina di marzo quando il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin e il suo sostituto, Edgar Pena Parra, gli sottoponevano la domanda che attendeva la decisione definitiva per la partecipazione di Becciu in Conclave.
In questo modo, quindi, l’esclusione dal Conclave non verrebbe determinata dai contestati documenti attribuiti al Pontefice defunto, ma alla scelta volontaria del porporato sardo.
In ogni caso, resta avvolta nel dubbio la modalità con cui sarebbe stata “risolta” la questione. Come il motivo per il quale tali documenti siano stati mostrati solamente nel corso della Congregazione di ieri e perché non siano stati utilizzati canali e procedure ufficiali per notificare a Becciu la decisione del Pontefice. Anche se non parteciperà al Conclave, il porporato sardo in questa settimana continuerà a partecipare alle congregazioni e avrà diritto a intervenire.
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