È morta il 16 marzo, all’età di 43 anni, l’attrice belga Émilie Dequenne, all’ospedale Gustave Roussy di Villejuif, nella regione di Parigi. Era ricoverata a causa di un carcinoma adrenocorticale una forma tanto rara quanto aggressiva di cancro alle ghiandole surrenali. A dare la notizia sono stati i familiari e il suo agente Danielle Gain.
Il debutto di Émilie Dequenne nel cinema
L’attrice classe 1981 nella sua carriera artistica ha spaziato dal cinema alla televisione. Ha debuttato giovanissima nel 1976 con il cortometraggio “Le Pronostic” ed è divenuta famosa sul grande schermo con il film diretto dai fratelli Dardenne “Rosetta” nel 1999.
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L’interpretazione da attrice protagonista le è valsa il Prix d’interprétation féminine al Festival di Cannes 1999, il Chicago Film Critics Association Awards come attrice più promettente e il Joseph Plateau Award come miglior attrice belga.
La carriera cinematografica di Émilie Dequenne e i riconoscimenti
Durante la sua carriera Émilie ha costantemente diversificato le interpretazioni. Conosciuta principalmente per la rappresentazione drammatica, si è cimentata anche nella commedia con “Les Tuche” del 2011 e nel thriller psicologico “La Fille du RER” del 2009.
La sua capacità di adattarsi a ruoli diversi le ha permesso di collaborare con registi di fama internazionale e di ricevere numerosi riconoscimenti: tre volte Premio Magritte come miglior attrice nel 2013 per “À perdre la raison” di Joachim Lafosse, nel 2015 per “Sarà il mio tipo?” di Lucas Belvaux e nel 2018 per “A casa nostra” ancora di Belvaux.
Il più recente è arrivato nel 2021 come miglior attrice non protagonista per il film “Les choses qu’on dit, les choses qu’on fait”.
L’ultimo ruolo di Émilie Dequenne e il ritiro
La sua ultima apparizione sul grande schermo è stata nel film “Close” del regista Luckas Dhont del 2022. Si è ritirata dalla scena nel 2023, a seguito della diagnosi di carcinoma adrenocorticale: tumore che colpisce la corteccia surrenalica, responsabile della produzione di ormoni, tra cui il cortisolo, l’aldosterone e gli androgeni.
È una forma molto rara: si stima che colpisca ogni anno una o due persone su un milione.
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