Autonomia differenziata, Zaia pronto all’attuazione: “Ipotesi negoziato con Regioni simili”

Si tratterebbe di una proposta finalizzata a dare avvio ad un percorso che sia meno "rocambolesco" e che possa facilitare e velocizzare l'iter di approvazione; per ora però è necessario attendere per comprendere quale sarà la decisione dei ministeri in merito alle proposte presentate dalle Regioni

Carmine Ruggiero
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Il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha annunciato che i lavori per l’attuazione dell’Autonomia differenziata proseguono secondo i piani, anche con momenti di apparente stagnazione, necessari a comprendere in che direzione muoversi e soprattutto quali siano i fattori a cui è necessario dare maggiore importanza. “Siamo in una fase nuova” ha infatti dichiarato il governatore, intervenendo al Consiglio regionale per comunicazioni sullo stato del percorso di autonomia differenziata, spiegando che al momento tutto ciò che si può fare è “rimanere in attesa” delle risposte dei ministeri sulle proposte presentate dalle Regioni.

Nel frattempo però non si smette di riflettere e di ragionare su quali possano essere le novità da far approdare insieme alla riforma dell’Autonomia. Luca Zaia ha infatti ricordato che il Piemonte ha avanzato la proposta di “portare alle anagrafi i passaporti, così che diventino una carta d’identità“. Allo stesso modo il Veneto potrebbe richiedere la funzione dell’autocertificazione, visto che l’Autonomia differenziata è “un grande processo di decentramento amministrativo“.

Il tutto, però, per il momento è in stallo perché innanzitutto si è entrati nella fase della trattativa sulle nove materie non Lep e poi perché “entro 60 giorni secondo la legge Calderoli dovranno arrivare le risposte dai ministeri sulle nostre richieste“. Fino a quel momento, tutto ciò che viene dichiarato rimane una proposta, una mera ipotesi su cui poi bisognerà prendere una decisione.

Zaia: “Lavoriamo a blocco di funzioni con Regioni simili

Zaia ha quindi chiarito che al momento il Veneto starebbe anche valutando una nuova modalità di approccio all’Autonomia differenziata che sia “meno variegata e rocambolesca“. Si ipotizza infatti che, in considerazione del fatto che Lombardia Liguria e Piemonte hanno presentato proposte simili a quelle del Veneto, si potrebbe procedere con “un negoziato a 4” che però sarà un vero e proprio banco di prova. Anche in questo caso sarà necessario attendere i 60 giorni per l’analisi da parte dei ministeri, che potrebbero dare o no il via libera all’iniziativa.

Luca Zaia sull'Autonomia differenziata
Luca Zaia, presidente della Regione Veneto

Trattando poi specificamente dell’iter della trattativa per la riforma Calderoli, Zaia ha voluto mettere in chiaro che non è assolutamente possibile parlare di “colpo di mano“. Il governatore ha infatti spiegato che a seguito della stipula di una bozza di intesa, questa viene prima approvata dal Consiglio regionale, poi passa alle Camere per una successiva approvazione. In questo senso quindi non si può in nessun modo discutere di possibili illeciti e anche solo ipotizzarlo sarebbe “scorretto“.

Pd: “L’Autonomia può togliere il Veneto dalla programmazione energetica nazionale

Autonomia vuol dire più Stato dove ci vuole più Stato e meno Stato dove non ci vuole, esattamente quel che dicono i federalisti” ha sostenuto Luca Zaia, chiarendo che al momento le critiche delle opposizioni non sembrerebbe riuscire a smuovere gli animi della maggioranza. Eppure il Partito democratico prosegue con le dimostrazini di contrarietà nei confronti della riforma costituzionale. “La Legge Calderoli ha diviso il Paese, ha fatto una guerra di religione, e i suoi frutti sono niente” ha infatti sostenuto la capogruppo del Pd al Consiglio regionale del Veneto, Vanessa Camani, che si è detta preoccupata per il futuro del Paese a seguito dell’applicazione del provvedimento.

Secondo la democratica, infatti, i timori non sarebbero legati alla possibilità che il Veneto decida di diventare autonomo, ma alle conseguenze che questa decisione potrebbe portare con sé. “Questa legge può togliere la Regione dalla programmazione nazionale su temi strategici, per esempio quello energetico” ha infatti spiegato la deputata del Pd, chiarendo inoltre che mancherebbero i finanziamenti sia nazionali che regionali per applicare la riforma Calderoli.

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