Gianni Alemanno, ex ministro ed ex sindaco di Roma, rimarrà in carcere per i prossimi 22 mesi, ovvero il tempo previsto dal Tribunale per scontare la pena a cui è stato condannato per le accuse di traffico di influenze. Lo scorso venerdì si è infatti svolta l’udienza nel Tribunale di sorveglianza, che oggi ha sciolto la riserva sulla sua decisione. L’ex primo cittadino romano, quindi, dovrà scontare la sua pena per intero nel carcere di Rebibbia.
L’arresto era avvenuto lo scorso 31 dicembre e dal quel giorno l’ex ministro non ha più lasciato la struttura detentiva romana. La misura è scattata dopo la revoca dell’affidamento ai servizi sociali per aver violato le regole previste. Una parabola giudiziaria che si arricchisce di un nuovo capitolo, legato al mancato rispetto delle prescrizioni a cui era sottoposto.
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Le accuse e l’arresto
Condannato nel 2022 a un anno e dieci mesi per traffico di influenze illecite nell’ambito dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”, Alemanno aveva ottenuto di scontare la pena attraverso lavori socialmente utili presso la struttura “Solidarietà e Speranza” di suor Paola D’Auria. Tuttavia, il tribunale di Sorveglianza ha revocato la misura dopo aver riscontrato una serie di violazioni, tra cui false giustificazioni fornite dall’ex ministro e incongruenze su presunte consulenze immobiliari.
Tra le trasgressioni, quella più grave è l’aver incontrato in più occasioni Paolo Colosimo, ex avvocato condannato a 4 anni e sei mesi per reati legati al caso Fastweb. L’incontro con un pregiudicato, vietato dalle regole dell’affidamento, ha pesato enormemente nella decisione dei giudici.
Un nuovo filone d’indagine
L’arresto di Alemanno, avvenuto nella tarda serata del 31 dicembre, è stato preceduto da una segnalazione degli inquirenti, che stanno indagando su di lui in un nuovo procedimento legato a possibili reati fiscali. Per ora, i legali dell’ex sindaco stanno preparando un’istanza per il ripristino dell’affidamento, ma l’udienza davanti al tribunale di Sorveglianza non è ancora stata fissata.
Tra i primi a commentare l’accaduto c’è Alfredo Antoniozzi, deputato di Fratelli d’Italia e vecchio compagno di partito di Alemanno, che ha espresso solidarietà personale: “Ho lavorato con Gianni e per me rimane una persona perbene. Provo dolore per quanto gli è accaduto e gli sono vicino in questo momento difficile, senza voler dare giudizi o implicazioni politiche”.
Intanto, Alemanno attende gli sviluppi dal carcere di Rebibbia, dove è stato trasferito dopo essersi consegnato volontariamente alla stazione dei carabinieri di Monte Mario. Se la revoca del “presofferto” dovesse essere confermata, l’ex ministro rischierebbe di dover scontare integralmente la pena originaria. Un epilogo amaro per una carriera politica che, dopo l’avventura in Campidoglio e nei ministeri, sembrava ormai alle spalle.
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