Il presidente emerito della Corte Costituzionale annuncia 4 sì e un no nel voto di domenica: «Passo avanti nella direzione di un maggiore garantismo, ma la strada è lunga»
«E’ un piccolo passo in avanti, ma la strada per cambiare la giustizia in Italia è ancora lunga. Il nostro Paese è l’unico tra quelli avanzati che permette a pubblica accusa e giudice di far parte dello stesso organismo. Con tutte le conseguenze nefaste che conosciamo: abbiamo un indice di garantismo tra i più bassi in Occidente».
Voterà nel suo seggio di Terni Antonio Baldassarre, tornando così indietro nel tempo quando proprio nel capoluogo di provincia umbro nel 2009 fu candidato sindaco e poi presidente della Commissione Controllo e Garanzia. «Sì, voto a Terni e vi dico anche come: 4 sì e un no».
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Prima di analizzare i cinque temi, un suo giudizio sul clima che si è creato intorno al referendum, tra il “silenzio” di alcune parti, la scelta della data e l’impostazione dei quesiti.
«Credo che questo referendum rappresenti un passo in avanti, anche se piccolo, sulla strada della riforma. Ma la strada è ancora lunga nella direzione di una riforma sostanziale del sistema giudiziario. I referendum in Italia da sempre sono politicizzati e oggi chi vuole osteggiare il voto ha grande potere sulla Rai, che non a caso è stata anche richiamata dall’Agcom. Quindi le polemiche di questi giorni non mi stupiscono ma sono comunque sintomo di malcostume».
Il primo quesito è relativo all’applicazione della Legge Severino.
«Credo che la valutazione di ciascun singolo caso, rispetto alla incandidabilità, sia da lasciare al giudice. Per questo io voterò per il sì, in modo che si valuti ogni situazione caso per caso: se per esempio si è condannati per corruzione o per un reato di minima entità, ecco che l’incandidabilità per un ruolo nella pubblica amministrazione potrebbe avere un peso diverso».
Il quesito numero due riguarda la limitazione delle misure cautelari, anche questo tema molto discusso tra la pubblica amministrazione.
«Voterò sì perché il meccanismo del referendum, tramite la formulazione della domanda rivolta al votante, con il sì permette di puntare a evitare gli eccessi che spesso si sono verificati in caso di applicazione di misure cautelari nei confronti di amministratori. Deve essere questa la priorità».
Separazione delle funzioni dei magistrati: anche questo un tema su cui la politica discute da anni.
«Voterò sì anche in questo caso. E’ impensabile che l’Italia sia l’unico paese in Occidente a permettere che la pubblica accusa e i giudici appartengano allo stesso organismo. Questo non succede negli altri Paesi e chi oggi, tra i magistrati, dice che non è un problema, si studi un pò di diritto comparato. Nel quesito non si parla di separazione delle carriere ma delle funzioni: anche in questo caso dico che è un primo piccolo passo per arrivare poi alla separazione piena delle due carriere».
Il quarto punto introduce il tema della partecipazione di membri laici nelle delibere del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione.
«Anche questo tema avrà il mio sì, per l’introduzione di figure laiche che possono partecipare alle valutazioni dei magistrati, che altrimenti continueranno a giudicarsi tra loro. Creando anche in questo caso un momento di sovrapposizioni di giudizio».
Per ultimo, il tema dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura.
«Votando a favore del quesito si punta a eliminare i requisiti richiesti dalla attuale normativa per l’eleggibilità. Però credo che i numeri richiesti dalla Riforma Cartabia, per i quali un giudice che voglia essere eletto debba presentare una lista di magistrati presentatori non inferiore a venticinque e non superiore a cinquanta, siano bassi. Per questo voterò no».
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