Il caos che si sta verificando in Venezuela dopo le elezioni presidenziali del 28 luglio in cui il Consiglio nazionale elettorale (Cne) ha proclamato vincitore Maduro, senza però mostrare le schede elettorali, sta smuovendo anche il resto del mondo. Infatti la comunità internazionale, tra cui anche l’Unione Europea, esige dal Venezuela più chiarezza rispetto al processo elettorale.
Venezuela, la risoluzione presentata dagli Usa
L’Organizzazione degli Stati Americani – Osa – formata dai 35 stati delle Americhe, ha approvato all’unanimità una risoluzione affinché il Venezuela rispetti i diritti umani, la volontà sovrana dell’elettorato e permetta la verifica imparziale dei risultati elettorali per garantire “la trasparenza, la credibilità e la legittimità del processo elettorale”.
Sono stati gli Stati Uniti a presentare la risoluzione, che si articola in 7 punti. Canada, Argentina, Cile, Ecuador, Paraguay, Guatemala, Repubblica Dominicana, Suriname ed Uruguay hanno sostenuto la proposta. “È stato un dibattito difficile ma abbiamo preservato il progetto”, ha dichiarato un importante funzionario dell’Osa che ha partecipato alla discussione.
Dopo un paio di ore di trattative anche Brasile e Colombia hanno accettato il testo. I governi di questi due paesi, pur non avendo riconosciuto il governo di Maduro, stanno cercando di mantenere con Caracas un dialogo aperto. Il presidente brasiliano Lula ha proposto una ripetizione delle elezioni, possibilità respinta sia da Maduro che dall’opposizione, mentre quello colombiano ha parlato di un’amnistia per i dirigenti del chavismo, ma anche questa soluzione non è stata accolta.
Anche il Messico aveva intenzione di mantenere il dialogo aperto con Maduro, ma il presidente Andres Manuel Lopez Obrador ha voluto sospendere questa iniziativa finché il il Tribunale supremo di giustizia (Tsj) di Caracas non avrà finito di controllare le schede elettorali che avrebbe consegnato il Cne. Così il Messico non ha partecipato al dibattito all’Osa, insieme a Honduras, Bolivia e Saint Vincent e Grenadine.
La Cidh: Venezuela pratica terrorismo di Stato
La Commissione interamericana per i diritti umani – Cidh – ha denunciato che “le pratiche di terrorismo di Stato perpetrate dall’attuale governo venezuelano non sono solo dirette alla persecuzione di settori specifici, ma generano anche un clima di paura e intimidazione tra la popolazione“.
Per l’istituzione queste pratiche alimentano la negazione del diritto alla partecipazione politica in un contesto in cui manca una protezione agli abusi di potere, dato che le agenzie di controllo fanno riferimento direttamente al regime e fanno parte della strategia repressiva dello stato. Perciò Caracas deve assolutamente fermare ciò che viola i diritti umani e ripristinare la democrazia e il diritto.
L’Ue vuole una verifica imparziale dei voti
Anche l’Ue si aggiunge alla chiamata internazionale al governo di Caracas per una maggiore chiarezza sui processi elettorali. Chiede infatti la liberazione dei prigionieri politici e la pubblicazione dei verbali elettorali. Insieme ad altri 22 paesi come Usa e Regno Unito, l’Ue ha firmato un comunicato “per una soluzione in cui prevalgano la democrazia, la pace, la giustizia e la sicurezza in Venezuela”.
Nel testo si spiega che è un momento in cui è necessario un “dialogo ampio, inclusivo e in buona fede per facilitare una soluzione politica che favorisca la riconciliazione nazionale” anche perché i diritti umani sono minacciati dalle stesse autorità del Venezuela. Qui viene richiesto anche un salvacondotto per le 6 persone che richiedono asilo che sono rinchiuse da mesi nell’Ambasciata argentina a Caracas, presa in carico dal Brasile dopo l’espulsione dei diplomatici di Buenos Aires. È stato inoltre sottolineato il sostegno alle manifestazioni pacifiche previste domani nel paese sudamericano e in tutto il mondo.
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