Un capitolo oscuro della storia americana è stato l’omicidio John Kennedy. Oltre a quello del trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti avvolti nel mistero e nelle teorie del complotto anche quelli di Robert F. Kennedy e Martin Luther King.
Oggi, grazie alla firma del presidente Trump, saranno rese pubbliche circa 80.000 pagine di documenti provenienti principalmente dall’FBI, dalla CIA e da altre agenzie governative. Sarebbero inclusi rapporti, comunicazioni interne e memo che fino a ora erano stati mantenuti riservati per motivi di sicurezza nazionale e protezione delle fonti. Si spera che vengano rivelate nuove informazioni su altre persone che potrebbero aver avuto un ruolo negli omicidi o nelle sue conseguenze politiche.
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Eppure non tutti, in particolare giornalisti, storici e studiosi, vedono positivamente questa azione: molti ritengono che non saranno rilasciati atti chiarificatori sugli omicidi.
L’omicidio di John Kennedy e le indagini
Il trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti John Kennedy fu assassinato il 22 novembre 1963 a Dallas in Texas. A seguito di questa tragedia il nuovo presidente Lyndon B. Johnson creò un’apposita commissione d’inchiesta, la Commissione Warren, per indagare sull’omicidio. Fu stabilito che a sparare fu Lee Harvey Oswald, ex tiratore scelto dei Marine, che agì in solitaria. Non ci fu mai un vero processo, poiché Oswald fu assassinato due giorni dopo l’accaduto.
Nonostante la decisione della commissione, moltissimi sono stati negli anni i depistaggi e i complotti.
Le teorie complottiste sull’omicidio di John Kennedy
Secondo la teoria del “secondo cecchino”, non fu Oswald l’unico tiratore. Alcuni sostengono che ci fosse un secondo cecchino, situato in un’altra posizione rispetto alla finestra del Texas School Book Depository, da cui Oswald avrebbe sparato. I sostenitori della teoria si basano principalmente su alcune fotografie e testimonianze che sembrano suggerire che i colpi provenissero da più direzioni, in particolare dal prato di Dealey Plaza.
Un’altra teoria ipotizza il coinvolgimento della mafia nell’omicidio di Kennedy. Secondo alcuni, il presidente avrebbe tentato di combattere la criminalità organizzata e di limitarne l’influenza con l’aiuto del fratello Robert Kennedy. La mafia avrebbe visto in Kennedy una minaccia per i suoi affari, portando quindi a un complotto per eliminarlo. Alcuni indizi che alimentano questa teoria sono i presunti legami di Oswald con personaggi legati alla criminalità organizzata. Lo stesso Oswald fu ucciso con colpi di arma da fuoco da Jack Ruby, direttore di un night club, mentre veniva trasferito dalla prigione.
Un’altra teoria riguarda la possibile implicazione della CIA nell’omicidio. Si ipotizza che Kennedy stesse cercando di ridurre l’influenza della CIA, specialmente dopo il fallimento della Baia dei Porci nel 1961, in cui i tentativi di rovesciare il regime cubano di Fidel Castro fallirono miseramente. Alcuni ritengono che la CIA, temendo che Kennedy non fosse abbastanza aggressivo nei confronti di Cuba e dell’Unione Sovietica, avesse deciso di eliminare il presidente per proteggere i propri interessi. La morte di Kennedy, secondo questa teoria, sarebbe stata il risultato di un complotto all’interno dei servizi segreti.
Gli omicidi di Robert F. Kennedy e Martin Luther King
Negli anni Sessanta altri due tragici omicidi segnarono indelebilmente la storia degli Stati Uniti: quelli di Martin Luther King e Robert Kennedy.
Martin Luther King, leader del Movimento per i Diritti Civili, fu assassinato il 4 aprile 1968 a Memphis, nel Tennessee, mentre si trovava in città per sostenere una protesta dei lavoratori.
James Earl Ray, accusato dell’omicidio fuggì a Londra dopo il delitto e fu catturato e arrestato un anno dopo. Inizialmente si dichiarò colpevole, per evitare la pena di morte, ma ritrattò tre giorni dopo. Il proprietario di un ristorante adiacente al motel sul balcone dove fu colpito King, denunciò un complotto nel quale erano coinvolti Cosa Nostra e il governo federale, suggerendo che Ray fosse solo un capro espiatorio.
Pochi mesi dopo, la notte tra il 4 e 5 giugno 1968, il senatore Robert Kennedy fu ucciso a colpi di pistola dal palestinese Sirhan B. Sirhan, nella sala da ballo dell’Hotel Ambassador di Los Angeles. Robert si trovava lì per incontrare i suoi sostenitori per festeggiare la vittoria elettorale conseguita nelle primarie della California. Il reo confesso Sirhan dichiarò di aver sparato a Kennedy per protestare contro il suo sostegno a Israele.
Nella sua carriera come ministro, Robert lavorò attivamente in una campagna contro il crimine organizzato e si impegnò sempre più nella tutela dei diritti degli afroamericani.
Come nel caso di Martin Luther King, anche la morte di Robert Kennedy ha dato vita a teorie del complotto. Tra le evidenze sospette, vi fu la distruzione di migliaia di foto e reperti, e una registrazione audio di un reporter polacco che avrebbe rivelato un numero maggiore di colpi sparati rispetto a quanto inizialmente registrato.
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