Ecuador, Noboa governa i rischi di una guerra civile: le cifre ufficiali delle violenze VIDEO

Arrivato il primo rapporto ufficiale sulle operazioni effettuate dopo l'ondata di violenze in Ecuador; il presidente Noboa, a causa delle rappresaglie, spari e violenza nelle strade da parte dei narcos, ha dichiarato lo stato di emergenza

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Jaime Vela, il capo del Comando congiunto in Ecuador, ha iniziato a mettere nero su bianco in un rapporto ufficiale i numeri della guerra in atto tra narcos e stato. Stando ai numeri sarebbero 5 i “terroristi” uccisi da parte delle Forze armate nazionali e 329 i membri arrestati facenti parti delle gang dei Tiguerones, Lobos e Choneros. Anche se sono stati liberati dagli agenti 41 ostaggi sarebbero ancora 139 le persone sequestrate e rinchiuse dai criminali in cinque prigioni dell’Ecuador (a Cuenca, Azogues, Napo, Ambato e Latacunga). Stando alle informazioni del Servizio penitenziario (Snai) “non esiste alcun ostaggio che sia stato ucciso“.

Nelle case circondariali è scoppiato il caos a causa delle politiche riguardanti il sistema carcerario portate avanti del presidente Daniel Noboa, con l’obiettivo di riformare le strutture di tutto il Paese. Per questo è partita un’ondata di proteste violente, capeggiate dai detenuti al fine di difendere i centri nevralgici delle loro attività criminali. Al momento non è chiaro se le Forze dell’ordine siano riuscite a far irruzione all’interno dei penitenziari. Inoltre, risultano due agenti presi in ostaggio a Cuenca, nel carcere Turi.

Chi compie questi atti di violenza rientra nei gruppi che sono stati dichiarati “Terroristi ed entità non statali belligeranti che costituiscono obiettivi militari” sulla base del decreto 111 firmato dal capo dello Stato, dove si riconosce che l’Ecuador affronta “un conflitto armato interno“.

Noboa dichiara il “conflitto armato interno” e lo stato d’emergenza – 10 gennaio

Uomini incappucciati, violenza e uccisioni. Dal 10 gennaio l’Ecuador è nel caos più totale e il presidente Daniel Noboa, in carica da un mese e mezzo, ha decretato “il conflitto armato interno” che si affianca alla decisione di ieri di introdurre nel paese lo stato d’emergenza. La “guerra” ai narcos è aperta e nelle strade della capitale Quito si sta procedendo a far evacuare i cittadini, sia da tutti gli uffici pubblici sia dal Parlamento.

I video delle violenze per mano dei narcotrafficanti e le immagini dell’assalto alla tv pubblica in diretta dalla città Guayaquil sono scioccanti, nel paese dilaga l’anarchia: da una parte si contano sul territorio almeno 21 gruppi del crimine organizzato transnazionale e, dall’altra, la polizia e il presidente che cercano di fronteggiare la situazione e non cedere alle rappresaglie del mondo criminale. Infatti, il motivo scatenante è stato l’articolo 3 del decreto sul “conflitto armato interno” con il quale Noboa ha disposto la mobilitazione e l’intervento delle Forze Armate e della Polizia sul territorio dell’Ecuador per garantirne la sovranità e l’integrità.

L’escalation in Ecuador: da dove tutto è partito

Le tensioni presenti nel paese da mesi sono scoppiate il 9 gennaio, degenerate in un caos riconducibili a due eventi precisi: il primo, la dichiarazione dello stato di emergenza da parte del presidente dell’Ecuador Noboa, in seguito all’evasione da un carcere di Guayaquil del nemico pubblico n.1, Adolfo Macias, alias “Fito”; il secondo, le rivolte scoppiate tre giorni dopo l’arresto di Fabricio Colón Pico, uno dei leader della gang dei Los Lobos, accusato dalla procuratrice generale Diana Salazar di volerla uccidere. Pico temeva per il suo trasferimento nella struttura penitenziaria di massima sicurezza a La Roca, facendo partire un’ondata di violenza nelle carceri in suo favore. Non solo, a Riobamba e nella capitale ci sono state numerose manifestazioni a sostegno del leader dei Los Lobos: “Non attentate alla sua vita. No al trasferimento” recitavano alcuni striscioni.

Bisogna aggiungere, inoltre, che il paese latinoamericano è profondamente segnato da una storia che vede protagonisti i maggiori cartelli della droga. Infatti, ci sarebbero stati dei mutamenti di potere in seguito alla penetrazioni nel paese di due cartelli, Sinaloa e Jalisco nueva generacion. L’obiettivo è il controllo del porto ecuadoregno di Guayaquil, vista la saturazione delle rotte terrestri, divenuto massimo punto di lancio per trasportare i carichi di cocaina in Europa e Usa. A complicare la questione in Ecuador la rotta preziosa che attraversa la regione amazzonica di Sucumbios. Due luoghi chiavi vitali per il business messicano.

La situazione nelle carceri è disastrosa a causa del sovraffollamento dei penitenziari. Ad esempio il carcere del Litoral progettato per ospitare 5.300 detenuti, attualmente ne conta 8.500 con evidenti problemi di gestione della struttura. Inoltre, le case circondariali sono terreno di scontro tra bande che cercano di ottenerne il controllo per trafficare droga e organizzare altre attività criminali.

Assalto alla tv pubblica in diretta – 10 gennaio

Ecuador, l'assalto alla tv pubblica e le violenze a Guayaquil
Ecuador, l’assalto alla tv pubblica e le violenze a Guayaquil

Le scene che hanno paralizzato il paese sono su tutti i social: nei video si vede un gruppetto di uomini armati, in tuta e cappuccio, che hanno assaltato con fucili e granate uno studio del canale pubblico, in diretta, della città di Guayaquil. Questo l’apice della violenza raggiunto nella città, che da mesi è teatro di violenze. Inoltre, la banda, avrebbero preso in ostaggio un gruppo di giornalisti e tecnici minacciandoli di morte. Dopo mezz’ora sono intervenuti gli agenti che hanno sedato la rivolta e liberato gli ostaggi.

Il presidente dichiara guerra alla criminalità – 1o gennaio

Proprio nel mentre il gruppetto criminale stava assaltando lo studio televisivo il presidente Noboa ha dichiarato: “E’ in corso un conflitto armato interno nel paese, chiedo per decreto lo spiegamento e l’intervento immediato delle forze di sicurezza contro il crimine organizzato“.

Noboa ha identificato come “terroristiche” e “attori non statali” alcune delle più potenti organizzazioni criminali di narcotraffico attive sul territorio: Aguilas, AguilarKiller, AK47, Dark Knights, ChoneKiller, Choneros, Corvicheros, Cuartel de las Feas, Cubanos, Fatales, Gánster, Kater Piler, Lagartos, Latin Kings, Lobos, Los p .27, Los Tiburones, Mafia 18, Mafia Trébol, Patrones, R7 e Tiguerones.

Ecuador, Scene di violenza a Guayaquil – 10 gennaio

Le dichiarazioni di Noboa hanno causato altri scontri e violenze. A Guayaquil sono partiti numerosi attacchi nel corso della giornata contro la popolazione civile e la polizia. Il bilancio è di 10 morti e 3 feriti, mentre 14 persone sono state arrestate, fa sapere TGCOM24. Durante un attentato è stato ucciso un commissario e due addetti alla sicurezza sarebbero stati freddati per aver impedito ai criminali l’accesso ai locali affollati.

Stato d’emergenza: le regole

Le regole da seguire in questi giorni vanno dagli spostamenti al coprifuoco. Dalle 23:00 alle 5:00 di mattina nessuno può uscire dalle proprie abitazioni e il trasporto su gomma e la circolazione sono sospese. Si può accedere agli aeroporti solo in possesso di biglietti e le aree sensibili e le carceri sono pattugliate dalle forze dell’ordine. Continuano intanto le diverse rappresaglie, saccheggi e violenze nelle strade della città: tra spari da automobili e tentativi da parte di bande di rapire degli ostaggi nelle università.

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