Sono passati ben 38 anni da quel 26 aprile 1986. Il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, ha cambiato il corso della storia provocando migliaia di morti e un disastro ambientale senza precedenti.
L’8 dicembre 2016 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che designa il 26 aprile Giornata Internazionale della Memoria del Disastro di Chernobyl, riconoscendo, tre decenni dopo il disastro, ci siano gravi conseguenze a lungo termine.
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Chernobyl: cosa è successo
Il guasto al reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl è stato classificato come il più grave incidente nucleare con circa 4mila vittime stimate dall’Onu e 116mila sfollati dalla regione. Le particelle radioattive trasportate dalle masse d’aria raggiunsero un’area molto vasta e arrivarono addirittura in Europa. La quantità di radiazioni era altissima e la mancanza di informazioni tempestive nei confronti delle popolazioni coinvolte ha contribuito all’esposizione. Il disastro di Chernobyl rilasciò una quantità di radiazioni almeno 100 volte in più rispetto alle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.
Il disastro nucleare colpì l’Ucraina, la Russia e per il 70% la Bielorussia. A lasciare la zona furono solo 350.000 persone e la maggior parte della popolazione colpita rimase nelle zone interessate per via dell’impossibilità a spostarsi a causa delle difficili condizioni economiche. I danni all’ambiente sono stati enormi: in particolar modo ne hanno sofferto la flora e la fauna locale. La contaminazione del suolo avvenne principalmente per mezzo di alcuni elementi radioattivi come lo Stronzio-90 e gli isotopi del Cesio, il 134 e il 137.
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