La Cina mercoledì ha avviato un’indagine anti-sussidi sui prodotti lattiero-caseari europei, compresi quelli italiani, per verificare la presenza di eventuali pratiche commerciali scorrette. L’indagine ha l’obiettivo di scoprire se i sussidi forniti da 20 stati europei ai propri produttori di latticini sono conformi alle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO). Fra i paesi coinvolti ci sono l’Italia, l’Austria, il Belgio e l’Irlanda.
Secondo l’Ue questa è palesemente una risposta all’aumento dei dazi sulle auto elettriche cinesi in Europa, nonostante la Cina lo smentisca. Dalla Commissione Ue fanno sapere che faranno “di tutto per difendere il settore agricolo europeo” e assicurano che i sussidi in questione in Europa sono perfettamente il linea con le regole internazionali e del Wto. Anche a giugno si era verificata una cosa simile: dopo l’annuncio di nuovi dazi, la Cina aveva avviato un’indagine simile sulle importazioni di carne di maiale europea.
Leggi Anche
Cina, le reazioni dall’Italia
Il ministro delle imprese, Adolfo Urso, al meeting di Rimini ha cercato di calmare le acque e in merito alla questione ha dichiarato: “Credo che vi sia ancora il tempo, nelle prossime settimane, per lavorare insieme a una soluzione negoziale che punti a una condivisione di quelle misure che servono a ripristinare condizioni di concorrenza leale dove fossero accertati i casi di violazione secondo le norme del Wto. Perché il mercato deve essere libero ma equo e l’equità si basa su condizioni di parità”.
La Coldiretti non è dello stesso parere pacato e ha avvertito che “la guerra commerciale sulle auto elettriche tra Ue e Cina mette a rischio la crescita dell’export di formaggi made in Italy in Cina, che nei primi cinque mesi del 2024 ha fatto segnare un incremento del 35% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”. L’associazione critica come “il cibo italiano diventi merce di scambio nei contenziosi politici ed economici scoppiati su altri settori e che, come accaduto in passato, rischia di avere contraccolpi sull’intero export agroalimentare italiano nel Paese asiatico che vale 590 milioni di euro”.
Stefano Berni, direttore generale del Consorzio di Tutela del Grana Padano, ha affermato invece: “Se la Cina metterà dazi sui formaggi provenienti dall’Unione Europea, saremo sicuramente penalizzati. Pur non avendo raggiunto livelli di importazione del nostro prodotto in quantità rilevanti la Cina è comunque un mercato in decisa crescita”.
Il responsabile del Consorzio di Tutela della mozzarella di bufala campana Dop, Pier Maria Saccani, dice che questo si tratta di “un brutto segnale” e di un “utilizzo strumentale dei formaggi di eccellenza in polemiche che non riguardano il settore”, soprattutto perché la Cina è “un mercato di enormi potenzialità”.
Il presidente del Consorzio per la tutela del Pecorino Romano Dop, Gianni Maoddi, dice che “come al solito pagano sempre i produttori” e ricorda come ancora il settore stia pagando l’embargo della Russia: “Tutti se la prendono con l’Europa però poi chi esporta subisce le conseguenze”.
I numeri delle importazioni italiane in Cina
Lo scorso anno le importazioni in Cina di questo tipo di prodotti europei valevano 1 miliardo e 700 milioni di euro, pari al 36 per cento del totale. Solo la Nuova Zelanda ha una quota maggiore. L’Italia, con oltre 4.000 tonnellate, si posiziona al sesto posto tra i Paesi esportatori di prodotti lattiero-caseari in Cina.
Nei primi mesi del 2024 l’export italiano lattiero-caseario in Cina è stato pari a 30,5 milioni di euro, con un +20,5%, mentre il totale dell’export agroalimentare italiano è stato pari a 194 milioni con un +26,0%.
© Riproduzione riservata