20 anni senza Giorgio Gaber: ironia, cultura e libero pensiero

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Il 1° gennaio 2023 ventennale della sua scomparsa. Un artista che ha influenzato un’intera generazione, da Morgan e Neri Marcorè. Ironia e cultura come strumenti di libera espressione

Un artista sempre attuale che con le sue opere ha contrassegnato la storia dello spettacolo e della cultura italiana.
Il primo gennaio segnerà il ventennale della scomparsa di Gaber e, da mezzanotte a mezzanotte, sul sito della Fondazione e sul canale Youtube andrà in onda una maratona video che racconta il percorso davvero unico di un artista e un intellettuale che aveva cominciato la sua carriera come pioniere del rock’n’roll negli anni ’50 e che, unendo l’amore per il jazz e per la canzone francese a doti non comuni di entertainer, era diventato uno dei personaggi più amati della musica e della televisione. Questo prima di intraprendere un percorso impavido e dirompente che lo avrebbe portato a dar vita al Teatro Canzone: una forma inedita di rappresentazione, in cui la canzone e il monologo si fondono in uno spettacolo unico, che per decenni è stato un punto di riferimento imprescindibile per la riflessione collettiva sull’evoluzione della società.

Dal rapimento di Moro a Tangentopoli: ironia e cultura come strumenti d’espressione

Giorgio Gaber ha rielaborato a modo suo, in maniera del tutto inedita e originale, l’eredità della scena culturale della Milano della sua epoca, dove si è formato accanto a personaggi rilevanti, da Dario Fo a Franco Battiato, il cabaret e il Piccolo Teatro in un mix straordinario e irripetibile. Dalle illusioni del ’68 al rapimento Moro, da Tangentopoli al berlusconismo, dalla caduta delle ideologie al prefigurare del populismo e del qualunquismo venato di reazione, dai drammi individuali all’incombere del consumismo fino all’ossessione dell’apparire e dei numeri come principale criterio di valutazione, gli spettacoli di Gaber e Luporini hanno vivisezionato i temi più laceranti del dibattito pubblico degli scorsi decenni senza alcuna concessione al facile consenso, usando l’ironia e la cultura come strumenti per esprimere liberamente il proprio pensiero, anche a costo di attirarsi critiche feroci.

Un artista che ha influenzato un’intera generazione, da Morgan e Neri Marcorè

Nei vent’anni trascorsi dalla sua morte, la Fondazione Gaber ha fatto molto per tenere viva la memoria del “Signor G.”, soprattutto per avvicinare i più giovani al suo lavoro. Un artista che ha influenzato un’intera generazione, quella che oggi hanno cinquant’anni. Se si pensa a personaggi come Neri Marcorè o Morgan che hanno reinterpretato i suoi testi teatrali e le sue canzoni tra le quali ricordiamo gioielli come “Non arrossire”, “La ballata del Cerutti”, “Porta Romana”, “Mai mai mai Valentina”, “E allora dai”, “Torpedo blu”, “Il Riccardo”, “Barbera e Champagne”, “La balilla”, “Non insegnate ai bambini”.

L’arte del pensiero libero, talvolta scomodo

Ma c’è qualcosa di più del semplice omaggio, perché Giorgio Gaber ha insegnato ad alcune generazioni l’arte difficile dell’ironia e del pensiero libero, talvolta scomodo, ma consapevole e mille miglia lontano da qualunquistiche scorciatoie.

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