Sabrina Minardi si è spenta serenamente nel sonno, all’età di 65 anni, in provincia di Bologna. La notizia della sua morte ha riacceso i riflettori su una delle figure più controverse ed enigmatiche della cronaca italiana, soprattutto per le sue dichiarazioni durante le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.
Minardi è stata la testimone che ha portato in primo piano la Banda della Magliana nell’ambito della ricerca della verità sulla vicenda della giovane Orlandi, avvenuta il 22 giugno 1983. Ex moglie del calciatore Bruno Giordano, con il quale ebbe una figlia, e storica amante di Enrico “Renatino” De Pedis, boss della Banda della Magliana, le sue dichiarazioni hanno riaperto le indagini sulla vicenda Orlandi nel 2008.
Leggi Anche
Sabrina Minardi, le dichiarazioni sul caso Orlandi
Nel corso degli anni, Sabrina Minardi ha rivelato dettagli inediti sul rapimento di Emanuela Orlandi, dichiarazioni che hanno offerto numerosi spunti investigativi, nonostante qualcuno le abbia ritenute frammentarie ed incoerenti. Secondo il suo racconto, sarebbe stata lei stessa a trasportare Emanuela su una vettura, trovandola in uno stato di confusione, con i capelli tagliati e un atteggiamento oscillante tra riso e pianto. Minardi aveva affermato che la ragazza era stata condotta in una casa al mare a Torvaianica, di proprietà della sua famiglia, dove sarebbe rimasta per un paio di settimane.
Le sue affermazioni, ritenute non attendibili dagli investigatori dell’epoca, non hanno mai portato a risultati concreti nelle indagini. Nonostante il suo ruolo nelle ricostruzioni del caso, Minardi non è mai stata convocata dalla Commissione d’inchiesta sul caso Orlandi e Mirella Gregori. Un dettaglio che ha suscitato indignazione in chi, come Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha sempre cercato la verità: “Mi dispiace per la sua morte e anche per il fatto che nessuno l’abbia più ascoltata dal 2015“.
Anche la giornalista Raffaella Notariale, che con Minardi scrisse il libro La Supertestimone del Caso Orlandi, ha espresso il suo rammarico: “Ha offerto non uno, ma mille spunti alle indagini, ma chi avrebbe dovuto e potuto coglierli non ha voluto farlo“.
Sabrina Minardi, una donna padrona di sé
Stando a quanto riportato dalla stessa Notariale, Sabrina Minardi “è morta serenamente come chi sa di aver detto la verità“. Stando alle parole della scrittrice: “Si è spenta dopo essere stata dal parrucchiere, si era fatta bionda e bella perché aspettava i suoi affetti più grandi“.
La vita di Sabrina è stata segnata dalla relazione con un boss della malavita romana e da un passato turbolento. Personaggio enigmatico e misterioso, Sabrina Minardi è stata l’ispirazione per creare il personaggio di Patrizia nel film e nella serie TV Romanzo Criminale. Sia la donna, sia la protagonista femminile dei prodotti audiovisivi hanno in comune di essere state le compagne di “Renatino” De Pedis, noto ai più come “il Dandi”.
Minardi non è stata solo ‘la donna’ di De Pedis, ma una pedina fondamentale in un contesto di relazioni che intrecciava il crimine organizzato con i poteri occulti. La sua storia si è snodata tra il lusso sfrenato, la fascinazione per il potere e la violenza brutale. In Segreto criminale – La vera storia della Banda della Magliana, libro-intervista in cui ha raccontato la sua vita, è emerso il ritratto di una donna travolta dagli eventi, ma anche la consapevolezza di quel mondo sotterraneo fatto di denaro facile, droghe e ambizioni sfrenate.
La diretta interessata ha raccontato di aver vissuto tra feste e ricchezze, di essere stata l’amante di uomini potenti e temuti, ma anche di aver pagato il prezzo della sua vicinanza alla malavita. L’unico vero amore della sua vita, secondo le sue stesse parole, è stato l’ex calciatore Bruno Giordano, suo primo marito, anche se pare che non sia mai riuscita a liberarsi completamente del magnetismo perverso di De Pedis.
Nata nel 1960, Sabrina Minardi ha vissuto gli ultimi anni della sua tumultuosa esistenza cercando di mettere in ordine i ricordi di un passato che l’ha segnata. Non ha mai negato le sue responsabilità, ma si è rivelata anche una figura femminile a tratti fragile: l’uso massiccio di cocaina, le scelte fatte per denaro e per paura, la difficoltà di distinguere il confine tra vittima e complice.
Al netto delle colpe, si può dire che si tratti di una donna che ha saputo scegliere, manipolare e farsi utilizzare a proprio piacimento da un sistema che, sotto un certo punto di vista, ha saputo dominare con il suo carisma. Oggi, con la sua morte, si chiude un capitolo ambiguo della storia del Bel Paese, lasciando dietro di sé molte domande senza risposta.
© Riproduzione riservata