Reporter senza frontiere: Italia 49esima per libertà di stampa. Scende di tre posizioni in un anno

RFS ha pubblicato il rapporto annuale sulla libertà di stampa in 180 paesi del mondo. L'autonomia dei media è in crisi a causa delle difficoltà economiche generalizzate. Prima in classifica la Norvegia, l'Italia scende di 3 posizioni e si colloca in 49esima piazza.

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Come ogni anno, Reporter senza frontiere ha pubblicato uno studio riguardante la libertà di stampa nei vari Paesi del mondo. Nella classifica delle Nazioni relativa alla stato di salute del giornalismo, a piazzarsi prima è la Norvegia per la nona volta consecutiva, davanti a Estonia e Paesi Bassi. Chiudono la lista dei 180 stati Cina, Corea del Nord ed Eritrea.

Nel rapporto l’ONG ha espresso profonda preoccupazione per il calo generalizzato dell’indipendenza dei media internazionali, a fronte di una situazione economica sempre più pressante nella maggior parte dei paesi del mondo.

Questo ha portato in molti casi alla chiusura delle attività di mezzi di comunicazione e alla cessione da parte di piccoli player nelle mani dei pochi grandi editori. Le persistenti difficoltà economiche, inoltre, spesso costringono i mass media ad autocensurarsi per paura di perdere i finanziamenti di investitori esterni all’editoria.

Sulla libertà di stampa influisce negativamente anche il predominio delle Gafam (Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft), piattaforme che contribuiscono anche alla “proliferazione di contenuti manipolati o fuorvianti“.

In sostanza, per RFS “la situazione della libertà di stampa globale nel 2025 è ai minimi storici“, dal momento che “più della metà della popolazione mondiale – tre quarti dei 180 paesi valutati – vive in Paesi con una situazione ‘molto grave’“.

La libertà di stampa in Italia

La classifica globale degli indici della libertà di stampa nel 2025 riporta un passo indietro di tre posizioni dell’Italia, dalla 46esima alla 49esima posizione, il risultato peggiore nell’Europa occidentale.

Per RSF in Italia “la libertà di stampa in Italia è minacciata da organizzazioni mafiose, in particolare nel Meridione, e da vari gruppi estremisti che commettono atti di violenza“. Sono una ventina i giornalisti che oggi vivono sotto scorta permanente in seguito ad “intimidazioni o aggressioni” provenienti dal crimine organizzato.

A queste insidie si aggiunge il tentativo della classe politica di ostacolare la libera informazione in materia giudiziaria; la cosiddetta legge bavaglio, approvata nella presente legislatura, vieta la pubblicazione di un’ordinanza di detenzione provvisoria fino all’udienza preliminare e riduce l’autonomia dei media. Per evitare querele o altri tipi di azioni legali i giornalisti sembrano arrendersi all’autocensura.

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