Supera le 5mila tonnellate la quantità di rifiuti tossici che sono stati sversati nel torrente Valanidi che attraversa Reggio Calabria. L’operazione dei carabinieri ha smascherato l’attività di traffico illecito di rifiuti speciali: arrestata una persona e messe sotto indagine altre quattro. Gli uomini coinvolti sembra avessero già subito provvedimenti antimafia.
Reggio Calabria, smaltimento: coinvolti titolari e dipendenti di un’impresa
Questo quanto avviene nell’ambito di un’inchiesta portata avanti dalle autorità calabresi su un’organizzazione criminale che si occupa di smaltimento illecito di rifiuti speciali. I reati contestati sono pesanti: gli indagati dovranno rispondere alle accuse di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, disastro e inquinamento ambientale, attività di gestione di rifiuti non autorizzata e occupazione abusiva di suolo pubblico.
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Questi i capi di imputazione che gravano sui 5 uomini, di età compresa tra i 35 e i 65 anni, con precedenti di associazione di tipo mafioso alle spalle.
Reggio Calabria, attività di smaltimento svolte in pieno giorno
Gli uomini coinvolti nell’indagine e nell’arresto lavoravano per un’azienda specializzata in demolizione e movimento terra. Ed erano proprio i mezzi pesanti di proprietà dell’azienda che venivano utilizzati per il lavoro di smaltimento rifiuti, previa autorizzazione di false attestazioni e in pieno giorno.
I rifiuti in questione sembra consistessero soprattutto in materiale inerte, proveniente da attività edili e di demolizione. Il gip ha posto sotto sequestro l’intero patrimonio dell’azienda: conti correnti bancari, quote sociali e autocarri.
Come accennato, gli indagati erano già stati sottoposti a provvedimenti simili che avevano portato alla confisca di una società operante nello stesso settore, quello smaltimento dei rifiuti: attività riconducibile a quelle svolte dalla mafia locale.
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