Papa Francesco, interviste ai fedeli a Piazza San Pietro

"Il Papa degli ultimi" sembra aver dimostrato ai fedeli che la Chiesa cattolica può essere davvero vicina ai bisognosi, prossima a coloro che soffrono di più, che quotidianamente subiscono sulla loro pelle i soprusi e le ingiustizie della vita quotidiana. Lo confermano le parole dei fedeli che hanno deciso di condividere con noi le emozioni e le speranze che hanno fatto seguito all'annuncio della morte del Santo Padre

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Lunghe fila di fedeli, ecclesiastici e curiosi da tutto il mondo, questo è il mosaico che oggi affolla Piazza San Pietro. Nel primo giorno di esposizione della salma di Papa Francesco, deceduto lo scorso 21 aprile alle 7:35 del mattino, migliaia di persone si sono riversate in Vaticano, pronte a dare l’ultimo saluto ad un Papa che per 12 anni ha guidato la Chiesa cattolica.

Gruppi di fedeli provenienti da tutto il mondo si dispongono in file poco ordinate, guidate dalle centinaia di forze dell’ordine schierate in occasione dell’evento. Sotto un sole piuttosto caldo per un aprile romano, tutti sembrano pronti ad attendere la possibilità di sfilare davanti al feretro del Santo Padre. Questa mattina alle 9, il corpo di Jorge Mario Bergoglio è stato traslato dalla Cappella di Casa Santa Marta alla Basilica di San Pietro, dove attenderà i suoi funerali.

Le autorità stimano 450 mila persone per le esequie, ma i numeri sembrano destinati a crescere. Roma, intanto, è una città blindata. Il rumore dell’elicottero che sorvola il Vaticano è l’unico suono di sottofondo, che accompagna le preghiere e le voci dei presenti, che spaesati cercano di capire in che modo godere al meglio della giornata. A tratti, le folle si uniscono e seguono curiose l’arrivo di un Cardinale, che cerca di allontanarsi dalla Basilica dopo la fine della cerimonia della traslazione.

Nel mezzo del caos, c’è qualche bambino che piange, quasi a ricordare che di fronte alla fine di una vita è comunque necessario guardare alla speranza. “La morte non è la fine di tutto ma l’inizio di qualcosa“, scrisse Papa Francesco nella prefazione all’ultimo libro del Cardinale Scola, lasciando in un testo postumo un segnale di vicinanza al suo popolo. In questo caso, anche di fronte al feretro papale, la mente corre al prossimo Conclave, all’elezione del nuovo Pontefice.

Le speranze sono molte, tutte legate alla possibilità che il lascito di Papa Francesco non vada perso. “Il Papa degli ultimi” sembra aver dimostrato ai fedeli che la Chiesa cattolica può essere davvero vicina ai bisognosi, prossima a coloro che soffrono di più, che quotidianamente subiscono sulla loro pelle i soprusi e le ingiustizie della vita quotidiana. Lo confermano le parole dei fedeli che hanno deciso di condividere con noi le emozioni e le speranze che hanno fatto seguito all’annuncio della morte del Santo Padre.

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Amelia e Giuseppe da Poggio Marino

Noi ci riteniamo persone semplici e ci siamo sempre ispirati a Papa Francesco – dichiarano ai microfoni de Il Difforme Amelia, Giuseppe e Maria dal Poggio Marino, in provincia di Napoli – Era un Papa che abbiamo sentito un po’ più ‘famiglia’, forse perché era molto semplice e aveva un linguaggio molto più accessibile a noi, anche per le cose che faceva. L’uso di una macchina utilitaria, un abbraccio a un malato, la telefonata a Gaza per sapere se avevano mangiato. I semplici come noi si aspettano che questa sia la Chiesa e che queste cose vengano dal Papa ci dà speranza, la stessa che lui ci ha invitato a non perdere mai“.

Papa Francesco amava la Chiesa e il suo invito era sempre quello di prendere cura degli altri, non solo i vicini a noi ma anche coloro che sono bisognosi“, ha ricordato Don Thiago dal Brasile, sottolineando che il suo essere vicino agli altri potrebbe derivare dal suo essere un Papa sudamericano. Anche la volontà di un funerale più povero, più scarno rispetto a chi lo ha proceduto è un segnale di “continuità con il suo pontificato“, anche se da interpretare come un suo desiderio personale. Sul prossimo Papa, però, la Chiesa deve concentrarsi sull’unità e la continuità della Chiesa: “Dobbiamo aspettare un Papa che continui ad insegnarci, non con un’idea di sinistra o destra, perché questo è una pazzia! Dobbiamo essere solo cattolici!“.

Sono arrivata per la canonizzazione di Carlo Acutis, ma rimarrò per il Conclave“, ha spiegato Helene dall’Uganda, chiarendo che ora non conta da dove venga il Pontefice, ma solamente quanto sarà forte la sua fede: “Prego affinché arrivi un buon Papa, un Papa fedele. È una benedizione dal Signore, da ovunque provenga“.

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Helene dall’Uganda

Sono diverse le persone che in piazza San Pietro indossano fiere le bandiere dei loro Paesi, quasi a dimostrare che l’amore per il Papa è arrivato lontano, da quegli stessi luoghi da cui proveniva il Pontefice. “Quando è stato eletto Papa Francesco è stato un momento pieno di emozioni, mi ricordo di aver pianto quando ho capito che il nuovo Papa era Bergoglio. Me lo ricordo da quando era presente a Buenos Aires, la stessa città da dove vengo io“, racconta una donna argentina, giunta a San Pietro con la sua famiglia proprio per omaggiare il primo Papa proveniente dalla sua Nazione.

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Una famiglia dall’Argentina

Non mancano le testimonianze italiane, di coloro che da tutta la Penisola sono accorsi per un momento che resterà nella storia. “Ci aspettiamo un nuovo Papa, che sia simile a Francesco. Che sia uguale, che sia un Papa giovane, che segua la strada che lui ha tracciato“, confessa una famiglia di Treviso, giunta a Roma proprio in occasione della morte del Pontefice.

Quando abbiamo saputo della morte di Papa Francesco, la prima emozione è stata ovviamente la tristezza, ma è poi sopraggiunta la gioia, perché sappiamo che credendo nella Resurrezione siamo sicuri che il Pontefice è alla presenza del Signore come sperava di essere“, ha dichiarato un cittadino svizzero, che ha colto l’occasione per visitare il Papa a San Pietro. “L’ultimo viaggio di Papa Francesco a San Pietro è stato un messaggio, così come la sua presenza e la benedizione dell’Urbi et Orbi che ha fatto“, ha ricordato Don Manuel dal Guatemala.

Proprio gli ultimi giorni del Pontefice sembrano essere quelli che resteranno maggiormente impressi nella mente dei fedeli. Il viaggio tra il pubblico nella piazza della Basilica di San Pietro, pur affaticato e sofferente, gli ultimi messaggi attraverso le sue omelie, sempre dedicate a coloro che soffrono e soprattutto alle vittime innocenti della guerra. Nel mezzo dell’ipocrisia di coloro che, in vita, hanno criticato e ritenuto avverse le politiche di Papa Francesco e nella morte sono pronti a compiangerlo, sembra che proprio i fedeli, coloro che per primi sono giunti in Vaticano per rendere omaggio al Pontefice, siano convinti di aver compreso la sua indole.

Nessuna visione politica, ma solo la volontà di avvicinare la Chiesa ai fedeli, in un periodo in cui il cattolicesimo sembra affrontare una crisi. Una Chiesa più leggera, meno austera nello stile, ma sempre pronta a tendere la mano. Nonostante le difficoltà ad unire i vari punti di vista del clero e la mancanza di riforme che potessero realmente dare un volto nuovo al Vaticano, Papa Francesco resta nei cuori della gente per la sua generosità, per il suo spirito ilare e soprattutto per la capacità di dimostrare che anche un Pontefice può essere un uomo del popolo.

Tra le folle che accorrono a San Pietro, tra le forze dell’ordine attente ad evitare pericoli insidiosi e tra il lutto degli ecclesiastici presenti sul suolo vaticano, sembra risuonare una delle frasi più celebri del Pontefice, quasi a rincuorare tutti coloro che soffrono la sua scomparsa: “La morte fa un po’ paura, ma attraversata la porta c’è la festa!“.

Articolo scritto con Francesco Ciliberti e Tommaso Parente

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