Roma, l’IT-Alert spaventa i cittadini: “Piazza San Pietro chiusa dalle 17”. Ciciliano: “Era necessario”

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Un suono squillante e inconfondibile ha interrotto la quiete di molti romani alle 13:10: l’IT-Alert, il sistema di allarme pubblico della Protezione Civile, è tornato a far parlare di sé. Ma stavolta non si trattava di un terremoto, di un’alluvione o di un disastro industriale. Il messaggio, che ha raggiunto tutti i cellulari presenti all’interno del Grande Raccordo Anulare, informava della chiusura anticipata degli accessi a Piazza San Pietro, prevista per le ore 17, in occasione dell’ultimo saluto a Papa Francesco.

Un’allerta che ha spiazzato molti, generando un’ondata di reazioni sui social. “Ma vi pare un uso corretto di questo strumento?”, si chiede un utente su X (ex Twitter), esprimendo un sentimento condiviso da numerosi cittadini. L’allarme, con tanto di sirena, ha provocato spavento e confusione, lasciando molti a interrogarsi sulla reale appropriatezza del suo utilizzo per comunicazioni non emergenziali.

La Protezione Civile, dal canto suo, difende la decisione. Il capo Fabio Ciciliano, intervistato da Rainews24 direttamente da Piazza San Pietro, ha spiegato che “l’afflusso dei fedeli è tale che non è possibile garantire l’accesso a tutti. Il messaggio era necessario, concordato con la Prefettura e la Questura, per raggiungere non solo chi è già in fila, ma anche chi si sta recando in zona”.

La scelta, però, riapre il dibattito sull’uso del sistema IT-Alert, entrato ufficialmente in funzione il 13 febbraio 2024. Dopo i test su scala nazionale, il sistema è stato impiegato per la prima volta lo scorso dicembre, in seguito all’incidente nello stabilimento Eni di Calenzano, dove persero la vita cinque persone. Un contesto, quello, ben diverso da quello odierno.

Oggi, a far discutere è la soglia tra informazione pubblica e allerta emergenziale. “Non si può usare uno strumento pensato per terremoti e disastri per comunicare la chiusura di una piazza, per quanto importante”, commenta un altro utente. Il suono dell’allarme, pensato per catturare l’attenzione in caso di pericolo imminente, ha fatto sobbalzare molti, suscitando paura in un giorno che avrebbe dovuto essere di raccoglimento.

La questione, quindi, resta aperta: dove finisce l’informazione e dove inizia l’allarme? E fino a che punto si può spingere l’uso di uno strumento così potente e invasivo?

Nel frattempo, Roma si prepara a vivere una serata densa di emozione e spiritualità. Ma il suono di quell’alert continuerà a risuonare nelle orecchie – e nei pensieri – di molti cittadini ancora per un po’.

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