Due sconfitte in due partite hanno reso piuttosto amaro l’esordio di Roberto Mancini da CT dell’Arabia Saudita. L’ex commissario tecnico della Nazionale Italiana, che dopo le sue dimissioni è stato succeduto da Spalletti, ha accettato l’incarico a fronte di uno stipendio annuo di circa 20 milioni di euro. Un guadagno senza precedenti, che per il momento non ha trovato riscontro sul campo ma che, come confermato dal figlio Andrea, ha avuto un peso specifico piuttosto evidente.
Andrea Mancini difende papà Roberto: “Critiche per i 2006? A Barcellona…”
Mentre dall’altra parte del mondo l’Italia batte l’Ucraina e tiene accesa la fiamma della qualificazione ad Euro 2024, dunque, l’Arabia di Mancini stenta ancora a decollare. Ma sauditi o meno, la storia del Mancio con il tricolore si era conclusa già da un pezzo. Parola del figlio, Andrea, ds della Sampdoria al Secolo XIX: “Mio padre non sentiva più la fiducia dell’ambiente della Nazionale. Criticato per aver convocato Pafundi, un 2006? A Barcellona i 2007 fanno la differenza, qui non giocano”.
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Le parole sull’addio all’Italia denotano una decisione, quella presa da Roberto Mancini, che era in cantiere già giorni prima rispetto alle improvvise dimissioni fatte pervenire sul tavolo del presidente FIGC, Gabriele Gravina. In merito all’Arabia, diretta conseguenza se non concausa dell’addio, Andrea ha riassunto un pensiero molto diffuso nel mondo del calcio attuale: “Sfido chiunque a rifiutare offerte del genere. Direbbero di no davvero in pochi, molto pochi”.
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