Sette arresti per mafia e spunta lo statuto di Cosa nostra scritto dai “padri costituenti”: il baluardo dell’esistenza della criminalità
Il blitz a Palermo con una scoperta sconvolgente: esiste uno statuto di Cosa nostra scritto dai “padri costituenti”, i vecchi padrini mafiosi, dove per “democrazia” gli affiliati “sono la stessa cosa”. Sette gli arresti che hanno sgomitato la famiglia mafiosa di Rocca Mezzomonreale.
Gli arresti
Gli arresti riguardano la famiglia mafiosa di Rocca Mezzomonreale, retta dal clan Badagliacca, inquadrata nel mandamento palermitano di Pagliarelli, arrestando sette mafiosi tra cui uomini d’onore riservati e sventando pure l’omicidio di un architetto che avrebbe sbagliato pratiche di sanatorie edilizia mancando di rispetto al boss. In cella sono finiti Pietro Badagliacca, già condannato a 14 anni per mafia e poi scarcerato, il figlio Angelo e suo nipote Gioacchino, Marco Zappulla e Pasquale Saitta. Ai domiciliari sono andati gli ultrasettantenni Michele Saitta e Antonino Anello.
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Gli investigatori, coordinati dai sostituti Federica La Chioma e Dario Scaletta, sono riusciti ad ascoltare ciò che i mafiosi dicevano e decidevano durante una riunione super segreta, nel settembre 2022, in una casa nelle campagne di Butera. Il gip Lirio Conti ha defintio le conversazioni registrate “come di estrema rarità nell’esperienza giudiziaria”. A tal proposito è stato fatto più volte il richiamo all’esistenza di un “codice mafioso scritto”, custodito gelosamente da decenni e che regola, ancora oggi, la vita di cosa nostra palermitana.
Lo statuto di Cosa nostra
Esiste uno statuto di Cosa nostra scritto dai fondatori di questa organizzazione criminosa. Al suo interno ci sono delle norme che sono tuttora rispettate e ne viene imposta l’osservanza agli affiliati. Questi principi mafiosi sono considerati ancora oggi il centro dell’esistenza stessa della mafia. I carabinieri hanno alzato il velo sui segreti più nascosti delle cosche palermitane.
La cosca di fatto è stata protagonista di episodi rilevantissimi per la vita dell’associazione mafiosa, quali, ad esempio, la gestione operativa della trasferta a Marsiglia del capomafia corleonese deceduto Bernardo Provenzano per sottoporsi a cure mediche o la gestione dei contatti con il boss trapanese Matteo Messina Denaro.
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