Don Giovanni D’Ercole: “Il prossimo Papa? Non lo decidono i giornali. Becciu lo stimo molto” | INTERVISTA

Dall’Africa al Marocco, Don Giovanni D’Ercole racconta la sua esperienza di fede e riflette sul conclave, sul futuro Papa e sul senso autentico della missione della Chiesa. “Il conclave? Non lo decidono i calcoli umani, ma lo Spirito Santo. E ci sorprenderà di nuovo”

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Di fronte all’imminente conclave che dovrà eleggere dopo Francesco, il nuovo Papa successore dell’apostolo Pietro, abbiamo intervistato S. E. Monsignor Don Giovanni D’Ercole, figura nota per il suo passato in Segreteria di Stato durante i pontificati di San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Ex vescovo di Ascoli Piceno, Don Giovanni è oggi missionario in Marocco. Dalla sua esperienza spirituale e pastorale ci offre uno sguardo ricco di fede e discernimento su questo momento storico della Chiesa.

Don Giovanni D'Ercole in piazza alla fine del funerale insieme all’amico vescovo di Cipro S.E. Bruno Varriano
Don Giovanni D’Ercole con il cardinale Jean Zerbo arcivescovo emerito di Bamako (Mali) in San Pietro dopo aver reso omaggio alla salma del pontefice

Eccellenza Don Giovanni D’Ercole, lei ha vissuto da vicino gli anni dei pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Sabato scorso ha partecipato ai funerali di Papa Francesco. Dove si trova ora e di cosa si occupa?

Sono stato ai funerali di Papa Francesco perché sentivo un dovere morale: fu lui a nominarmi vescovo ad Ascoli Piceno. Sono partito dal Marocco, dove vivo da qualche anno. Mi divido tra il  monastero dei Trappisti a Midelt dove sono venuti nel 2000 i superstiti dei martiri di Thiberine in Algeria nel 1996 e diverse parrocchie, dove svolgo attività missionaria. Da giovane ero stato in Africa subsahariana, in Costa d’Avorio. Non conoscevo il Maghreb e il Marocco, ma ho deciso di venire qui per arricchire la mia esperienza, soprattutto sul piano spirituale, anche nel dialogo con l’Islam ed è veramente arricchente conoscere la religiosità di questo popolo.

Mercoledì 7 maggio inizia il conclave. Dopo il pontificato della “Chiesa in uscita”, con il pastore che “sa di pecora”, sarà ora il tempo della “Chiesa di ritorno”, con le pecore che rientrano nell’ovile della fede?

Il conclave è sempre un momento fondamentale, è un appuntamento con lo Spirito Santo, che è colui che dà la vita e guida la Chiesa. Il nuovo Papa non è in verità il successore di Francesco, ma è il successore di san Pietro che raccoglie il testimone da Francesco, con la propria personalità, il proprio carisma e, soprattutto, secondo quanto lo Spirito Santo ispirerà.

I cardinali, riunendosi, cercano insieme di individuare difficoltà, opportunità e sfide per la comunità cristiana in questo periodo storico. Il Papa che verrà eletto sarà il punto di riferimento per tutta la Chiesa: vescovi, sacerdoti, religiosi e laici. Ringraziamo Dio per il pontificato di Francesco, con le sue luci e le sue ombre perché ogni pontificato ne ha e preghiamo per il prossimo papa che Dio ha già scelto e speriamo che i cardinali lo individuino per il bene di tutti.

I media faranno i loro calcoli umani, come è naturale, ma io voglio guardare questo momento con occhi spirituali. Come diceva Sant’Agostino, la Chiesa è una barca che naviga tra le incomprensioni, persecuzioni e seduzioni del mondo e le consolazioni di Dio. Ecco, io vedo il conclave come una grande opportunità per la Chiesa e per il mondo.

Don Giovanni D'Ercole in una concelebrazione con il cardinale Cristobal Lopez arcivescovo di Rabat (Marocco)
Don Giovanni D’Ercole in una concelebrazione con il cardinale Cristobal Lopez arcivescovo di Rabat (Marocco)

Ha un ricordo particolare dei conclavi precedenti?

Non ho mai partecipato a un conclave, ma ricordo bene l’elezione di Giovanni Paolo II. Nessuno sapeva chi fosse! I giornali parlavano di due italiani, uno progressista e uno più conservatore. E poi, lo Spirito Santo sorprende tutti: esce fuori quest’uomo polacco che parla un italiano semplice, con qualche errore, ma con un’intensità che ha toccato subito il cuore. La Chiesa è maestra nello stupirci, perché lo Spirito Santo non si lascia imbrigliare dalle logiche del mondo.

Don Giovanni D'Ercole con il cardinale Jean Zerbo arcivescovo emerito di Bamako (Mali)in San Pietro dopo aver reso omaggio alla salma del pontefice
Don Giovanni D’Ercole in piazza alla fine del funerale insieme all’amico vescovo di Cipro S.E. Bruno Varriano

Eccellenza, ha senso oggi definire un Papa “progressista” o “conservatore”?

È una distinzione che fanno spesso i giornali, ma rischia di essere molto limitante. Nella Chiesa non può esserci questa divisione schematica tra bianchi e neri, favorevoli e contrari. Se davvero la Chiesa è lo spazio della libertà dello Spirito, ciascuno deve potersi esprimere liberamente, lasciando però a chi ha l’autorità il compito alla fine di decidere. Anche se non condividiamo una decisione, restiamo parte di uno stesso mosaico, dove ogni tessera ha valore. E il Papa, ricordiamolo, non è un comandante, ma il “servo dei servi di Dio”. È una vocazione al servizio, non al potere.

Cosa pensa del caso Becciu?

Mi dispiace moltissimo. Conosco il cardinale Becciu, è una persona che stimo molto. Il fatto che sia diventato un “caso” mi addolora. Ma ho ammirato profondamente la sua scelta, accettata con grande sofferenza, di non partecipare al conclave. È stato un atto di fedeltà alla Chiesa che considero un esempio per tutti. Se potessi, lo abbraccerei. Ha tutta la mia stima e il mio affetto.

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