Il giorno dell’inizio del Conclave si avvicina. Il prossimo 7 Maggio alle 16.30 ci sarà la prima riunione del Collegio cardinalizio e gli occhi del mondo saranno puntati sulla Cappella Sistina in attesa dell’Habemus Papam.
Gli osservatori si chiedono se dal balcone di Piazza San Pietro si affaccerà un Vescovo di Roma che agirà in continuità con l’operato di Papa Francesco o, invece, si discosterà dal predecessore.
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La figura di Pietro Parolin nel Conclave
Pietro Parolin è nato a Schiavon, in provincia di Vicenza, 17 gennaio 1955 e a 14 anni entrò nel Seminario vescovile di Vicenza. Nel 1980 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale. Venne inviato a Roma per studiare diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana, conseguendo la laurea con una tesi sul Sinodo dei Vescovi. Iniziò la sua carriera diplomatica nel 1986.
Per anni è stato incaricato dalla Santa Sede per sviluppare le relazioni diplomatiche della Santa Sede con il mondo laico, ruolo per il quale ha acquisito assoluta rilevanza nella Chiesa. Parla italiano, francese, spagnolo e inglese. Papa Francesco lo nominò segretario di Stato nel 2013 e, nel 2014, venne ordinato cardinale.
Ha avuto un ruolo fondamentale nel ristabilire il contatto diretto tra il Vaticano e la Cina, a cominciare dal 2018, quando la Santa Sede e Pechino firmarono un accordo sulla nomina congiunta tra Chiesa e Pechino dei vescovi della Repubblica Popolare. Prima di allora, infatti, era solo l’Associazione patriottica cattolica cinese a ordinare i vescovi su indicazione del Partito Comunista, senza che il Vaticano potesse intromettersi nelle decisioni del governo. Su questo il segretario di Stato ha subito critiche aspre da più fronti e questo potrebbe influire sul Conclave.
Pietro Parolin ritiene che la messa debba venire più incontro ai fedeli ed è aperto a modifiche nel linguaggio della liturgia. Si è espresso anche sul celibato sacerdotale dicendo che esso “non è un dogma della Chiesa e può essere discusso, perché è una tradizione ecclesiastica ed è possibile pensare ad alcune modifiche“.
In vista del Conclave, un punto debole della sua carriera è la mancanza di esperienza pastorale nelle parrocchie, mentre è visto come il successore naturale di Papa Francesco, nel caso in cui i cardinali elettori desiderassero una figura di continuità.
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