Il direttore della Giustizia minorile di Emilia Romagna e Marche, Antonio Pappalardo, sarebbe finito al centro di una bufera causata da alcune presunte dichiarazioni nei confronti di Papa Francesco. Secondo quanto si apprende da Repubblica, l’uomo avrebbe reagito alla scomparsa del Pontefice con queste parole pubblicate su un canale Telegram: “Annunciata la morte di Papa Francesco. Ora fondamentale un Conclave pre 2013 per un vero Papa“.
L’intervento della senatrice dem Sandra Zampa
“Parole allucinanti e di gravità inaudita con cui Pappalardo accusa il Santo Padre di essere un ‘antipapa’ che si è impossessato della Chiesa“, ha scritto la senatrice del Pd Sandra Zampa, intervenendo sulla questione e cercando di porre l’accento sulla presunta serietà dei fatti. La senatrice dem avrebbe sostenuto che tali parole offenderebbero la memoria del Santo Padre, oltre a “ledere profondamente la dignità dell’istituzione di cui Pappalardo fa parte“.
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La senatrice ha dunque annunciato la sua intenzione di presentare un’interrogazione su quanto accaduto, per poi chiedere al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e al sottosegretario Ostellari di acquisire i testi diffusi da Pappalardo e prendere immediatamente provvedimenti, in quanto sarebbe “inammissibile che una persona che si esprime nei termini di cui Pappalardo dà prova possa rimanere al suo posto“.
Le indagini del Ministero della Giustizia sulle frasi del dirigente
Antonio Sangermano, capo del Dipartimento della Giustizia minorile e di Comunità, si sarebbe inserito nella questione disponendo “un’indagine conoscitiva circa le affermazioni ascritte al dirigente ad interim del Centro per la Giustizia Minorile dell’Emilia-Romagna, Antonio Pappalardo contro Papa Francesco“. Questo procedimento avrà dunque il compito di valutare se effettivamente ricorrano dei profili di responsabilità disciplinare a carico del suddetto pubblico funzionario.
Inoltre, il Capo del dipartimento ha chiarito che verranno adottate tutte le disposizioni che si renderanno necessarie per preservare e tutelare l’immagine e il prestigio dell’amministrazione della Giustizia.
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