I punti richiesti dagli Stati Uniti all’Iran per raggiungere un accordo sul programma nucleare di Teheran sono stati definiti “irrealistici” dal ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi. La dichiarazione, riportata dall’agenzia di stampa russa Ria Novosti, arriva a seguito del colloquio con l’omologo del Cremlino Serghei Lavrov, che si è tenuto oggi a Mosca.
Nonostante le richieste americane “riducano le possibilità di arrivare a un accordo“, Abbas Araghchi ha comunque voluto sottolineare che Teheran “parteciperà molto seriamente” ai negoziati che si terranno domani a Roma. Si tratterà, ancora una volta, di colloqui indiretti, come specificato più volte: la scelta di appoggiarsi all’intervento di Paesi mediatori è dovuta alle “minacce proferite dal governo americano, alle sanzioni economiche e alla politica di massima pressione” rivolte nei confronti della Repubblica Islamica. Per questo motivo, ha spiegato Araghchi, “non possiamo condurre con loro negoziati diretti, ma la via diplomatica è aperta ed è possibile arrivare ad accordi“.
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Iran: “A Roma per un accordo equo e sostenibile”
Dopo le incertezze dei giorni passati, in cui inizialmente Teheran aveva fatto dietrofront dichiarando che i negoziati si sarebbero tenuti ancora una volta in Oman, i colloqui con gli Usa sono stati riconfermati a Roma. Il passo indietro era dovuto alla presenza in contemporanea del vice di Donald Trump, JD Vance, che oggi ha incontrato Giorgia Meloni appena tornata dal suo viaggio a Washington.
L’Iran dunque parteciperà al secondo round di colloqui indiretti con gli Stati Uniti, dai quali si aspetta di “raggiungere ulteriori progressi verso un accordo equo, vincolante e sostenibile“, come dichiarato dal ministro degli Esteri. La prima tranche di colloqui si era tenuta a Muscat, sotto la mediazione del ministro omanita Badr bin Hamad Al Busaidi, che anche stavolta dirigerà i lavori tra le parti in dialogo. Quest’ultimo incontro si era concluso con un giudizio positivo da parte di entrambi i Paesi, che hanno definito i risultati “positivi e costruttivi”, e per di più con un inaspettato e breve incontro faccia a faccia con l’inviato speciale Usa Steve Witkoff.
Alla vigilia del prossimo incontro, però la situazione è quanto mai tesa: di pochi giorni fa la notizia, rivelata dal New York Times, secondo cui Donald Trump avrebbe bloccato un attacco congiunto con Israele alle basi nucleari iraniane. La scelta della sospensione dell’attacco dovrebbe dare una speranza in più ai prossimi colloqui, ma l’equilibrio del dialogo resta precario. Proprio ieri il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, ha lanciato l’allarme sostenendo che Teheran potrebbe essere quanto mai vicina alla realizzazione di armi nucleari.
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