Giambattista Valli, il designer ammaliato dalla moda

Il designer romano, membro della Chambre Syndacale de la Haute Couture dal 2011 e recentemente esposto al Louvre, si racconta tra pomeriggi a casa della nonna con la sarta e le sue "ossessioni" che fin da piccolo lo accompagnano e lo hanno reso la "fashion person" che è

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Mentre il mondo si interroga su cosa sarà del suo futuro senza riuscire a darsi risposte sensate, la moda, che del mondo ne è il riflesso, sta faticosamente uscendo da una lunga narcosi. E in questo stagnante paesaggio dove è facile dimenticare le proprie tracce, c’è chi tiene strette a sé le proprie origini per rimanere autentico, inedito e unico.

In un episodio di Fashioning Mind, in conversazione con Harvey Nichols, Giambattista Valli, il designer che ha ridefinito il concetto di femminilità, ha celebrato l’individualità, e ha creato alcune delle più iconiche sfilate dello scenario moda, ha raccontato il suo background personale e di come la vita che ha vissuto lo abbia plasmato per essere una “fashion person“.

Sono cresciuto incantato dalla bellezza, ammaliato dalla moda“, rivela il designer classe ’66 di Roma spiegando come in quel periodo il sistema moda non era circoscritto in quella “grande euforia c’è oggi“. Negli ’60 e ’70, la moda “era più intima e privata“, e Valli ha vissuto le origini del ready-to-wear e l’era di Monsieur Saint Laurent, “è questo ciò di cui ero rapito“.

E proprio i bozzetti del designer algerino e di quelli di Antonio Lopez sono stati l’ossessione di Giambattista che fin da quando era bambino vedeva in “quel ‘nervoso’ tipo di tratto” di disegno, che ricorda il tulle delle sue creazioni, un modo per cercare di tirar fuori “qualcosa di esteticamente straordinario e favoloso“. Un’ossessione come lo è Helmut Lang alle sue origini, “con quel tipo di colori bold e quel tipo di silouhettes: un’ossessione assoluta“.

Ma alle spalle Giambattista ha un passato definito nel rapporto con la sua famiglia, di cui è un sincero alfiere. Nei ricordi più ferventi, una nonna che amava la moda con l’abitudine di chiamare la sarta a casa. Momenti che sono rimasti incisi nella sua mente. “Rimanevo seduto passando il tempo di fronte alla sarta – ricorda il designer – guardandola cucire, cucire, cucire“, mentre teneva con sé “la mia prima modella, la mia top model“, ovvero la Barbie.

Sono cresciuto in un modo molto de-complessed“, spiega Giambattista raccontando che era suo padre a comprargli le Barbie, di cui ancora tiene scatole piene e i primi vestiti che faceva. Ma con le Barbie, Valli non ci giocava, “io le vestivo, ed è una cosa molto diversa“. In quei pomeriggi a casa della nonna, “aspettavo fino alla fine per recuperare gli scampoli di tessuto avanzati e chiedevo a Caterina di cucirmi i vestiti che avevo in mente”, sorride affettuosamente Giambattista definendo la sarta la sua première.

Persone, ricordi e immagini che sono stati e continuano ad essere il motivo per il quale Valli è innamorato della moda, per cui crea e disegna e che rendono la moda così speciale per lui. Nell’esprimere i suoi desideri alla signora Caterina, il designer ha sottolineato di essere stato sempre molto “preciso“, “perché fin dal primo giorno della mia vita, sapevo esattamente cosa mi piacesse e cosa no“. Un’intuizione, secondo Valli, una sorta di regola aurea che “ho ancora molto intatta“.

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