Il disegno di legge è presentato sotto l’ok del presidente Julius Maada Bio. Se venisse approvato, il provvedimento porrebbe fine alla legislazione dell’era coloniale. Gli attivisti: «Passo monumentale»
Mentre gli Stati Uniti tornano indietro al 1973, arriva oggi la decisione del governo della Sierra Leone sul sostegno a una legge che legalizzi l’aborto. Se il provvedimento passasse, si porrebbe fine alla legislazione coloniale che lo vietava.
La notizia è riportata dal “Guardian”, storica testata inglese, sottolineando come gli attivisti e le donne che si battono per la causa abbiano definito la decisione come «un passo monumentale». È lo stesso presidente Julius Maada Bio ad affermare che il suo gabinetto appoggia all’unanimità il disegno di legge sulla maternità senza rischi, nel quale sarebbe incluso anche l’ampliamento dell’accesso all’interruzione di gravidanza.
Al momento, in Sierra Leone è possibile optare per l’aborto solamente nel caso in cui nella gestazione sorgano complicanze che pongono a rischio la vita della madre. Gli attivisti sperano che il provvedimento, ora in fase di stesura, venga presentato al Parlamento a settembre e approvato l’anno.
«In un momento in cui i diritti alla salute sessuale e riproduttiva delle donne vengono revocati o minacciati, siamo orgogliosi che la Sierra Leone possa ancora una volta guidare con riforme progressiste», afferma leader Bio, riferendosi alla decisione presa dagli Stati Uniti.