Secondo Pyongyang il virus sarebbe stato portato da volantini di propaganda sparsi dalla Corea del Sud. Immediata la replica: «È un’ipotesi realisticamente impossibile»
Secondo le autorità di Pyongyang, il Covid-19 è arrivato in Corea del Nord non tramite le attività di contrabbando lungo il confine cinese, come è ritenuto più probabile, ma dai volantini di propaganda trasportati da palloncini aerostatici degli attivisti sudcoreani. Questa è l’ultima accusa del regime di Kim Jong-un verso la vicina nazione nemica.
I primi casi di febbre sospetta sarebbero stati un soldato di 18 anni e un bambino di 5, venuti a contatto con “oggetti alieni”, palloncini e volantini. Effettivamente, la prima area maggiormente colpita dalla pandemia è proprio quella al confine con la Corea del Sud, spargendosi poi nel resto del Paese e infettando quasi 5 milioni di persone.
Il Nord ha dato l’annuncio del suo primo focolaio di pandemia lo scorso 12 maggio, dopo oltre due anni dall’inizio della pandemia. Il Centro statale per la prevenzione dell’epidemia e delle emergenze ha risposto l’emissione di istruzioni di emergenza sugli «oggetti alieni portati dal vento o da altri fenomeni climatici, e dai palloni aerostatici nelle aree lungo la linea di confine», riferisce l’agenzia Kcna.
I volantini sono stati fonte di tensione fra le due Coree, con il Nord che ha minacciato una risposta militare se la provocazione fatta dal Sud non si fosse fermata. Dal suo punto di vista, Seul nega qualsiasi affermazione proveniente da Pyongyang, escludendo che il focolaio abbia origine dalla campagna di propaganda: «C’è una visione comune di organizzazioni ed esperti sanitari di Seul e internazionali secondo cui l’infezione da Covid attraverso il contatto di superficie è realisticamente impossibile», afferma, infatti, Cha Duck-chul, portavoce del ministero dell’Unificazione.