Alpinisti italiani morti in Nepal, chi erano Stefano Farronato e Alessandro Caputo

3 Min di lettura

(Adnkronos) – Aveva dedicato la vita all’esplorazione estrema Stefano Farronato, uno degli alpinisti italiani morti in Nepal. L’arboricoltore bassanese, assieme ai compagni di cordata – l’alpinista Valter Perlino e il maestro di sci Alessandro Caputo, anch’esso deceduto dopo essere stati sorpresi da una forte nevicata – aveva deciso di affrontare in Nepal la scalata con gli sci del Panbari Himal, tra le montagne più difficili dell’Himalaya nepalese, al confine tra i distretti nepalesi di Gorkha e Manang. Il capocordata, che si trovava al campo base, è stato salvato domenica da un elicottero.  

Caputo, 28 anni, era studente di Giurisprudenza a Milano e faceva il maestro di sci a Sankt Moritz in Svizzera. Fra Perlino e Farronato, era il più giovane dei partecipanti alla spedizione Panbari Q7, da sempre amante dei viaggi – era stato in Perù e in Australia. 

A lungo territorio inesplorato e chiuso agli stranieri, il Panbari Himal venne scalato nel 2006 grazie a una spedizione francese. Per Farronato si trattava della 18esima spedizione, dopo quelle in giro per il mondo tra Ecuador, Patagonia, Groenlandia e Mongolia, tra le altre destinazioni. Partito il 7 ottobre scorso con Perlino e Caputo, per il progetto ‘Panbari Q7’ e il team, aveva raccontato dell’impresa dicendo di affrontare questa sfida “con grande rispetto per la montagna e per la cultura nepalese” come racconta Bassanonet. Il Panbari “rappresenta un obiettivo di valore e per noi un’occasione di misurarci con l’imprevisto e con i limiti personali, nel solco di un alpinismo che ama la scoperta e l’essenzialità” avevano spiegato. 

Alla vigilia della partenza, Farronato, ribattezzato ‘lo scalatore di alberi’ che amava definire “la mia meravigliosa priorità” aveva ammesso: “E’ la mia diciottesima spedizione ma ogni volta è come fosse la prima. Non si tratta solo di una scalata, ma di un viaggio dentro sé stessi, un confronto diretto con i propri limiti e con l’imprevedibilità della natura. Davanti alla grandezza delle montagne himalayane ci si sente piccoli, eppure è proprio lì che si ritrova l’essenza dell’esplorazione: il silenzio, la fatica, la meraviglia di un mondo incontaminato. È questo che mi spinge a partire: la possibilità di andare oltre, fuori e dentro di me”. Farronato era originario di Bassano del Grappa, ed era il titolare di Aforest, un’azienda di arboricoltura con sede a Cassola (Vicenza). Alessandro Caputo, 28 anni, era invece il più giovane della spedizione. Faceva il maestro di sci e studiava Giurisprudenza a Milano.  

internazionale/esteri

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo
consorzio arcale

Avvertenza legale sulle immagini

Alcune delle immagini pubblicate all’interno di questa testata giornalistica sono tratte da fonti online liberamente accessibili. Tali immagini non sono in alcun modo utilizzate per finalità commerciali e i relativi diritti restano di esclusiva titolarità dei rispettivi aventi diritto.

Nonostante le verifiche preventive effettuate dagli autori (incluse, a titolo esemplificativo, l’analisi di metadati, Exif, watermark, loghi o altri segni distintivi), qualora la pubblicazione di un contenuto grafico dovesse risultare lesiva di diritti di proprietà intellettuale o di altri diritti soggettivi, la redazione, su richiesta del titolare, si impegna a rimuoverlo immediatamente o, ove richiesto, a indicarne correttamente l’attribuzione.

Eventuali segnalazioni possono essere inoltrate all’indirizzo e-mail: proprietaintellettuale@ildifforme.it.

In caso di accertata violazione, la redazione adotterà senza indugio ogni misura necessaria alla cessazione della stessa.