IA, il lavoro dei colletti bianchi verrà sostituito nei prossimi 5 anni

L’intelligenza artificiale è pronta a prendere il posto di oltre 300 milioni di lavoratori in tutto il mondo. La transizione è prevista in Europa entro il 2030 e nel 2025 in Italia, dove rischiano il posto lavoratori di oltre il 40% delle occupazioni

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Negli ultimi anni è diventato sempre più evidente come la tecnologia e l’intelligenza artificiale prenderanno siano pronte a prendere il posto degli uomini in gran parte dei lavori manuali e non, mettendo a rischio migliaia di lavoratori in tutto il mondo.

Lo si è visto già nel mondo del cinema, dove attori e sceneggiatori americani sono scesi in piazza per oltre 3 mesi contro i nuovi strumenti utilizzati allo scopo di rimpiazzare le performance in carne ed ossa degli artisti. Quello di Hollywood è però solo un assaggio di quello che potrebbe accadere in altri settori lavorativi, nei quali la tecnologia potrebbe avere un effetto ancor più impattante.

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IA: 300 milioni di lavoratori a rischio

“L’effetto dell’intelligenza artificiale sui lavoratori dipende da vari fattori, tra cui il tipo di lavoro svolto, il livello di automazione possibile e la capacità delle persone di adattarsi a nuove tecnologie. Questi strumenti, incluso Chat GPT, può portare a cambiamenti significativi nel mondo del lavoro, ma non è possibile prevedere con certezza la sostituzione completa dei lavoratori italiani” – è quanto otterremo come risposta se chiedessimo a Chat GPT quale impatto avrà nel futuro sulle nostre vite lavorative.

Sugli effetti, invece, non si hanno previsioni attendibili al 100%. Secondo uno studio svolto dalla Goldman Sachs, però, l’intelligenza artificiale in futuro metterà a rischio almeno 300 milioni di lavoratori contribuendo comunque all’aumento del Pil mondiale del 7% annuo.

Inoltre, dall’inizio dell’anno, si stima che oltre 3000 americani abbiano perso il proprio posto di lavoro proprio a causa dell’avanzamento tecnologico. A tal proposito Arvid Krishna, il CEO di Microsoft, ha dichiarato “Credo che questa tecnologia rimpiazzerà quelli che io chiamo lavoratori da colletti bianchi, soprattutto quelli più ripetitivi. Penso che il 30% dei lavori ripetitivi non saranno più a carico di essere umani nei prossimi 5 anni”.

Intelligenza Artificiale

La rivoluzione industriale “sbarca” in Italia

Il 2023 è stato sicuramente l’anno di transizione a quella che viene definita industria 4.0 e si stima che da ora, sino al 2030, circa il 30% delle attività lavorative, in particolare quelle ad alto livello cognitivo, verranno automatizzate.

L’Italia e l’Europa non saranno di certo immuni a tutto ciò, anzi McKinsey dichiara che “circa il 22% delle attività lavorative nell’UE potrebbero essere automatizzate entro il 2030” e che la pandemia abbia in qualche modo accelerato questa transizione tecnologica. Per l’Italia, invece, l’anno “zero” potrebbe essere il 2025. Secondo gli esperti, infatti, dopo il 2024 la domanda di lavoratori diminuirà progressivamente – per almeno il 41,7% delle professioni a scarsa specializzazione o d bassa crescita – sino poi ad una contrazione ancor più evidente nel 2027.

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Mentre diminuisce la domanda di lavoratori “manuali”, aumenterà in generale la richiesta di lavoratori specializzati – a cui però, almeno in Italia, non siamo ancora pronti –nella gestione delle nuove “macchine” e dei big data generati da esse: data analyst, ingegneri informatici o robotici, etc. “Il digitale e la robotica avanzata cancellano le mansioni ripetitive ed esaltano quelle a maggiore ingaggio cognitivo”.

Paradossalmente il lavoro operaio altamente qualificato ‘ibridato’ con macchine avanzate sarà meno eroso dalle tecnologie rispetto al lavoro routinario impiegatizio” – sostiene in merito Marco Bentivolglio, che conclude – “La partita sarà impegnativa, la nostra umanità però non è sostituibile. L’intelligenza artificiale non è intelligente, non sa assegnare finalità alle cose, non ha sensibilità, spirito critico, laterale. Questa è la nostra forza”.

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