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Sinner, Musetti e Paolini battono 3 set a 0 l’Italia di Spalletti

Due movimenti a confronto, in situazioni di salute agli antipodi. Il calcio italiano vive una situazione di difficoltà non solo per quanto riguarda la Nazionale, ma la crisi è strutturale e generalizzata, riguarda sia piccoli che grandi club, spesso costretti a indebitarsi pesantemente per continuare a competere, alcuni lo fanno fino a subire il fallimento. Il tennis azzurro invece vive l'età dell'oro e si gode il giocatore al momento più forte al mondo

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Domenica 11 luglio 2021, è una giornata storica per lo sport italiano. Dalle 15.00 il Paese si ferma perché a Londra vanno in scena due degli eventi sportivi più importanti di quella stagione. E l’Italia è protagonista in entrambi.

A Wimbledon, Matteo Berrettini riporta l’Italia del tennis maschile a giocarsi una finale Slam a 45 anni di distanza dalla vittoria di Adriano Panatta al Roland Garros; contro di lui il “Golia” di allora, Novak Djokovic. Poche ore più tardi e pochi chilometri più a nord, nel Wembley Stadium, la cattedrale del calcio, la Nazionale di calcio allenata da Roberto Mancini scende in campo nella finale dell’Europeo proprio con i padroni di casa dell’Inghilterra, i super favoriti alla vittoria finale. La storia è nota: le strade di tutte le città italiane quella notte verranno poi invase da milioni di tifosi in festa per il trionfo della Nazionale, mentre Berrettini sarà costretto a cedere davanti al fenomeno serbo.

All’epoca, a nessuno sarebbe mai venuto in mente che quell’11 luglio avrebbe rappresentato l’inizio del declino Azzurro e l’ascesa del movimento tennistico nel Paese. Ma è esattamente quello che è successo in questi quattro anni perché la vittoria europeo della Nazionale potrebbe rivelarsi trionfo isolato nel tempo, mentre, quello che nel 2021 sarebbe potuto sembrare un fuoco di paglia, è stato solo il primo grande traguardo raggiunto da una grande generazione di tennisti azzurri.

Ieri si è riproposto, seppur più in piccolo, lo scenario di quella domenica così rappresentativa per il nostro sport: negli stessi istanti in cui l’Italia di Luciano Spalletti stava subendo un sonoro 0-3 dalla Norvegia, nella partita del girone di qualificazione ai prossimi Mondiali, Jannik Sinner, numero 1 del tennis internazionale, stava dominando la semifinale del Roland Garros contro il solito Djokovic. Nel pomeriggio solo un infortunio ha impedito a Lorenzo Musetti di giocarsi con Carlos Alcaraz l’accesso alla finale. Le due semifinali del Roland Garros e la partita della Nazionale inquadrano perfettamente lo stato di salute dei movimenti tennistico e calcistico italiano.

La crescita del tennis italiano

Il tennis è diventato stabilmente il secondo sport nazionale per tesserati, secondo solo al calcio. Complici i successi di Jannik Sinner e delle due nazionali maschili e femminili nelle ultime due Coppe Davis e l’ultima Billie Jean King Cup. Gli iscritti alla Federazione Italiana Tennis e Padel hanno superato il milione, quando nei primi anni del 2000 erano solo poco più di 100 mila; c’è da dire, però, che su questi numeri influisce sicuramente il boom del padel nell’ultimo periodo. Invece, sono oltre 1,4 milioni gli associati alla Federazione Italiana Giuoco Calcio.

Non è un caso che 6 dei 9 tennisti italiani ad essere entrati nella Top 10 dei Ranking Atp e Wta siano in attività. Del ristretto gruppo dei 9, solo Adriano Panatta, Corrado Barazzutti e Francesca Schiavone hanno appeso la racchetta al chiodo; a Fabio Fognini e Sara Errani non mancherà molto prima che questo accada anche per loro; ma Jannik Sinner, Jasmine Paolini, Lorenzo Musetti e Matteo Berrettini si trovano nel pieno della loro carriera e per altri anni ancora potranno trainare il tennis in Italia.

Giusta, dunque, la protesta di Angelo Binaghi, presidente della Fitp per la mancata trasmissione in chiaro delle due semifinali del Roland Garros dei due azzurri. “Gli sforzi dell’intero movimento tennistico nazionale e gli incredibili risultati sportivi dei nostri atleti non possono essere ad appannaggio di una piccola minoranza di abbonati alla pay tv”. 

Secondo il presidente Binaghi, il tennis ha acquisito una visibilità tale che tutti i cittadini hanno il diritto di guardare gratuitamente le imprese di Sinner, Paolini e Musetti, come epoche fa avevano modo di tifare i vari Nino Benvenuti, Alberto Tomba e la stessa Nazionale di calcio. I milioni di telespettatori Rai per gli Internazionali d’Italia e le Atp Finals danno ragione al numero uno della Federazione.

Il disinteresse degli italiani per la Nazionale di calcio

Pochi minuti dopo i 3 set a 0 di Sinner contro Djokovic, a Oslo Luciano Spalletti e i suoi escono sconfitti per 0-3. La qualificazione al Coppa del Mondo 2026 non è compromessa, ma sicuramente il percorso degli Azzurri sarà in salita perché la Norvegia è la diretta contendente del girone. L’Italia rischia sul serio di non partecipare per la terza volta consecutiva al Mondiale; se dovesse succedere sarebbe un danno incalcolabile per l’intero movimento, già nel pieno di una profonda crisi.

Al contrario del tennis italiano, che negli ultimi anni ha visto emergere i suoi migliori talenti, la Nazionale di calcio ha attraversato un decennio povero di campioni: sono ormai lontani i tempi dei vari Totti, Baggio, Del Piero e Pirlo. Le due mancate qualificazioni ai Mondiali e la deludente eliminazione dagli Europei sono proprio la conseguenza di un movimento calcistico mediocre, che fatica a produrre talento.

Ed è per questo che le responsabilità non possono essere attribuite unicamente ai commissari tecnici di turno. La carenza di fuoriclasse e i fallimenti sportivi che si susseguono dal 2006 sono due fenomeni strettamente collegati, e hanno progressivamente indebolito il legame emotivo tra il Paese e la Nazionale. Il motivo è semplice: mancano le occasioni per tifare gli Azzurri. L’Italia non partecipa a un Mondiale dal 2014, e l’entusiasmo dei tifosi si è dovuto concentrare unicamente sulle partite degli Europei. Tutto ciò non potrà che avere un impatto sulle nuove generazioni, che saranno sempre meno appassionate alle sorti della Nazionale.

Ma il disinteresse parte dagli stessi calciatori. Sono cambiate le loro ambizioni. Indossare la maglia azzurra, un tempo onore e motivo d’orgoglio, oggi sembra vissuto quasi come un fastidio, in modo particolare durante la stagione, periodo nel quale non sono pochi i giocatori che approfittano di piccoli fastidi fisici per non partecipare al ritiro Azzurro. La rinuncia di Francesco Acerbi alla convocazione di Spalletti, per le due partite contro Norvegia e Moldavia, è solo l’ennesima conferma di una prova della mancanza di appeal della Nazionale.

E chissà che non sia arrivato il momento giusto per il tennis di scalzare il calcio dal primato dello sport più seguito in Italia.

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