Il curioso caso della Nazionale Italiana. Un film di Roberto Mancini, alla sua prima pellicola da regista. No, il protagonista principale non è Brad Pitt, ma nonostante l’assenza della stella hollywoodiana la situazione in cui versa il calcio italiano ricorda l’intreccio cinematografico. Dopo i fasti del 2006 l’Italia era riuscita a colorar d’azzurro un’altra notte d’estate, salvo poi riscoprirsi piccola, nuovamente vittima di quei fantasmi che l’hanno accompagnata nel quindicennio successivo alla conquista della quarta Coppa del Mondo.
Un tempo il Bel Paese ospitava il campionato più bello, i top club di Serie A accoglievano i migliori calciatori in circolazione, che oggi scelgono lo Stivale per trascorrere gli ultimi anni di carriera, dilaniati da infortuni e problemi fisici. All’indomani del trionfo Mondiale in terra teutonica, la Nazionale Italiana non è più riuscita a ripetersi o quantomeno a tener testa ad Argentina, Spagna, Francia, Germania in campo internazionale. Disastrose le spedizioni del Lippi bis e di Prandelli in Sudafrica e Brasile, entrambi out ai gironi, mentre con Gian Piero Ventura si è toccato il punto più basso della propria storia. O meglio, questo è quello che si credeva prima del ko incassato al Renzo Barbera di Palermo contro la “temutissima” Macedonia.
La seconda esclusione consecutiva da un Campionato del Mondo ha riportato l’Italia sulla Terra: a Wembley si è trattato di un miracolo sportivo, Mancini è riuscito a tirar fuori il meglio da un gruppo fantastico, disposto a sacrificarsi per il proprio compagno, disposto a gettare il cuore oltre l’ostacolo per il proprio allenatore. Quell’alchimia però ci ha illuso, negli impegni successivi alla vittoria continentale contro l’Inghilterra gli azzurri si son cullati, favorendo così la rimonta della Svizzera nel girone eliminatorio.
L’illusione ha offuscato la realtà per qualche mese, salvo poi presentare il conto che certifica la crisi del calcio italiano. Senza serietà e programmazione risulta difficile immaginare un futuro roseo: è un discorso ampio che non riguarda solamente le problematiche che attanagliano la Nazionale, ma include anche la mancanza di strutture adeguate per i settori giovanili e per le prime squadre (appena 5 stadi di proprietà), l’errata distribuzione degli introiti dei diritti tv, i problemi finanziari della maggior parte dei top club italiani, costretti a ricorrere al mercato dei parametri zero pur di provare a tener testa agli altri campionati, Premier League in primis.
Tornando alla Nazionale, invece, non può essere solamente colpa degli stranieri che militano in Serie A, soprattutto se consideriamo che Francia e Spagna, in termini di tesseramento di extracomunitari, hanno le stesse limitazioni dell’Italia, eppure sono due delle Nazionali più forti al mondo. Forse sarebbe meglio riformulare e affermare che i settori giovanili italiani sono composti per il 43% da stranieri, di conseguenza i nostri giovani faticano ad emergere o al contrario non giocano perché non considerati al livello dei loro coetanei europei: Jude Bellingham conta più di 200 presenze con il Borussia Dortmund in tutte le competizioni, Enzo Fernandez è stato incoronato miglior giovane del Mondiale, dalle giocate di Pedri e Gavi dipenderà il futuro del Barcellona e della Spagna.
In Italia manca il talento, l’Italia non riesce a produrre talento. La Serie A non facilita il compito del Ct, nella probabile formazione che affronterà l’Inghilterra al Maradona solamente Di Lorenzo, Acerbi e Barella militano in un club che occupa le prime posizioni di classifica, motivo per cui il commissario tecnico è costretto a scovare nelle serie minori o all’estero. Dopo Grifo e Gnonto, presto potrebbe toccare ad Andrea Compagno della Steaua Bucarest, toccherà invece quasi sicuramente a Mateo Retegui al quale Mancini intende affidare le chiavi dell’attacco nella gara inaugurale di qualificazione ai prossimi Campionati Europei contro gli inglesi. L’attaccante argentino di proprietà del Boca Juniors in prestito al Tigre, autore di 6 reti in altrettante gare di Primera División argentina, diventerà così il 50° oriundo della storia della Nazionale. Occorre però chiedersi se quella proposta dal Ct Mancini è davvero l’unica strada percorribile o forse è finalmente giunto il momento di guardarsi allo specchio per studiare una soluzione d’insieme che possa favorire una crescita sostenibile del sistema calcio, aiutando anche la Nazionale.