Il campione di golf ritorna ad Augusta dopo l’incidente
“Mai darlo per finito”. Basterebbe la dichiarazione di Barack Obama per descrivere la tenacia e il carattere di Tiger Woods, icona del golf mondiale chiamato all’ennesima rincorsa.
Contro il destino, contro i demoni del passato. Uno slogan in piena regola per chi poco più di 12 mesi fa, il 23 febbraio 2021, rischiò l’amputazione della gamba destra, conseguenza di un terribile incidente automobilistico a 20 chilometri a sud di Los Angeles in California. Inevitabile parlare di ritiro, con speranze praticamente azzerate di tornare ad ammirarlo sul green. Mai darlo per finito. Appunto. Soprattutto per chi come lui ha le idee molto chiare. Ad Augusta, per l’86esima edizione del Masters, Woods ci sarà: proprio lì dove ha già trionfato per 5 volte, l’ultima nel 2019. A 25 anni esatti dal primo successo, nel 1997, con 12 colpi di vantaggio, un record assoluto nella storia del torneo più prestigioso.
D’altronde in Georgia sono abituati ai suoi ritorni da favola. Come nel 2019 quando Tiger riuscì ad indossare per la quinta volta in carriera la prestigiosa “Green jacket”. Il presente lo vede adesso nella posizione 944 della classifica mondiale. Un numero ingeneroso per chi – a 46 anni – ha già collezionato 15 major. Poco importa. E’ bastato infatti l’annuncio della sua presenza per generare l’entusiasmo degli appassionati. Non solo negli Stati Uniti. Woods che non gioca una competizione internazionale dallo scorso novembre e che ha partecipato insieme al figlio Charlie al PNC Championship, sarà accompagnato da Joe Lacava, uno dei caddie che insieme a lui ha fatto la storia di questo sport. Dettagli che possono cambiare il corso degli eventi.
Proprio come le sue dichiarazioni della vigilia. Mai banali. «Al momento mi sento in grado di giocare e penso anche di poter vincere».
Sensazioni confermate anche da chi lo ha visto partecipare agli ultimi allenamenti. Colleghi compresi. «Riesco a colpire bene, non ho dubbi sulle mie possibilità dal punto di vista golfistico. La parte più difficile, al momento, è camminare. E questa non è proprio una passeggiata per cominciare. Spero che la mia gamba decida di collaborare per tutte le 72 buche. Sarà una bella sfida, ed è una sfida che sono pronto ad affrontare».
Già un successo, in fondo, poter partecipare dopo l’operazione e la lunga riabilitazione. Mai darlo per finito, però. L’ennesimo comeback è già cominciato.