Sembra lontano il periodo in cui, nel 1989, Sanremo venne condotto da quattro figli di: Rosita Celentano, Gianmarco Tognazzi, Danny Quinn e Paola Dominguín. Questa situazione, che all’epoca venne tanto criticata, adesso potrebbe ripetersi.
Secondo un’indiscrezione di Chi, Aurora Ramazzotti, Jolanda Renga e Anna Lou Castoldi potrebbero avere un ruolo importante in vista del prossimo Sanremo. Ciò non vuol dire che prenderanno il posto di Carlo Conti o che lo affiancheranno, ma che condurranno un programma inedito su Rai Play dove realizzeranno contenuti nuovi, relativi al backstage.
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Sanremo, chi sono le tre figli di
Aurora Ramazzotti forse è la più conosciuta delle tre, figlia di Michelle Hunziker e Eros Ramazzotti, ha 28 anni ed è già mamma di un bambino. Molto brava con i social dov’è seguita da 2,6 milioni di followers, quindi potremmo definirla un’influencer. Inoltre recentemente ha partecipato al programma The Traitors.
Jolanda Renga nell’ultimo periodo è diventata famosa alla cronaca per essere stata insultata per la sua “bruttezza” e per essere stata vittima di una tentata estorsione. E’ la figlia di Ambra Angiolini e Francesco Renga ed ha 21 anni. Il suo sogno è fare la scrittrice ma ultimamente comunica molto attraverso Instagram, dov’è seguita da 200mila followers, inoltre spesso affianca sua madre in alcuni lavori.
Anna Lou Castoldi ha partecipato l’anno scorso a Ballando con le stelle, con Nikita Perotti, qui ha imparato a farsi conoscere ed apprezzare, mostrando un gran lato tenero dietro l’aspetto più aggressivo. E’ la figlia di Asia Argento e Morgan ed ha 24 anni.
Sanremo, spazio ai giovani?
La volontà da parte della Rai è di inserire volti più freschi, anche perché, di questo passo, sarà difficile dare la possibilità ai nuovi talenti di conquistare il pubblico. Quindi si è pensato di creare un format tarato su un linguaggio giovanile e mettervi tre ragazze che da anni mostrano la volontà di voler entrare nel mondo dello spettacolo e dar loro questa possibilità. Ovviamente, in questo caso, le tre non vengono da nulla, ma da genitori che le hanno fatte “crescere a pane e arte”.
Ma il pubblico apprezzerà “le figli di”? Insomma, questo appellativo crea sempre del pregiudizio e per questo ciò che viene richiesto loro sarà maggiore: non saranno ammessi errori e le aspettative saranno alte.
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