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Non ci resta che piangere: 40 candeline per il film cult

A 40 anni dalla sua creazione, la pellicola di Benigni e Troisi è diventata un pezzo di storia tutto italiano

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Non ci resta che piangere, film cult scritto, diretto e interpretato da Roberto Benigni e Massimo Troisi, celebra il suo 40º anniversario. Uscito nelle sale italiane il 21 dicembre 1984, il lungometraggio ha ottenuto un successo straordinario, incassando circa 15 miliardi di lire, una cifra che lo colloca di diritto nell’olimpo delle pellicole più viste di sempre in Italia. Nonostante l’iniziale tiepida accoglienza da parte della critica, l’opera è stata in grado di conquistare generazioni di spettatori, entrando stabilmente nell’immaginario collettivo e nel cuore del pubblico.

La trama segue le avventure surreali di Mario (Troisi) e Saverio (Benigni), rispettivamente un bidello e un maestro elementare, che, a seguito di una misteriosa sosta forzata in una locanda di campagna, si ritrovano improvvisamente catapultati nel 1492. Da lì inizia un viaggio spassoso e al tempo stesso malinconico nel passato, popolato da personaggi storici come Leonardo da Vinci o Cristoforo Colombo, con cui i protagonisti tentano di interagire.

Non ci resta che piangere: i 40 anni di un successo senza tempo

Il 2024 ha visto un susseguirsi di numerosi anniversari culturali di rilievo, come i 200 anni della Fifth Avenue di New York o le 40 primavere della canzone Last Christmas degli Wham!. A questi festeggiamenti si aggiunge anche quello di un prodotto nostrano, che ha saputo trasformarsi da scommessa sperimentale a fenomeno imperdibile. Effettivamente, Non ci resta che piangere si è imposto nel tempo come un vero e proprio fenomeno di costume.

Un ruolo chiave in questo successo lo ha giocato la chimica tra Benigni e Troisi, due interpreti diversi per formazione e stile, ma complementari nella loro comicità poetica e spontanea. Accanto a loro, un cast stellare arricchisce la narrazione: Amanda Sandrelli, nel ruolo della giovane Pia; Iris Peynado, nei panni della misteriosa Astriaha; e Paolo Bonacelli, che interpreta un buffo Leonardo da Vinci.

Non ci resta che piangere: un fenomeno intergenerazionale

La produzione, per garantire una resa artistica all’altezza, non ha badato a spese, coinvolgendo alcuni tra i migliori professionisti del panorama cinematografico italiano. Tra questi, il direttore della fotografia Giuseppe Rotunno, lo scenografo Francesco Frigeri, il compositore Pino Donaggio e il costumista Ezio Altieri. In più, nel corso degli anni, il film è stato distribuito in diverse versioni, tra cui una edizione estesa con 18 minuti aggiuntivi, che approfondiscono il personaggio di Astriaha. Esiste anche una versione televisiva con un finale alternativo.

Una delle scene più iconiche della pellicola è quella in cui Mario e Saverio cercano di scrivere una lettera a Girolamo Savonarola. La sequenza è un chiaro omaggio, colto dai cinefili, alla famosa sequenza di Totò, Peppino e la… malafemmina, in cui il duo tenta di comporre una missiva altrettanto improbabile, tra strafalcioni linguistici e trovate geniali.

Non ci resta che piangere rimane ancora oggi un classico assoluto della Settima Arte italiana, apprezzato per il suo spirito pregno di poesia e soprattutto per la magia della coppia Benigni-Troisi, due pilastri del cinema.

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